Scuola senza voti: come funziona e quali sono i vantaggi

17 gennaio 2024 4 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Negli ultimi anni, si è assistito a un crescente interesse nei confronti di un modello educativo alternativo: la "Scuola senza voti". Questa nuova prospettiva ha guadagnato consensi all'estero, proponendo un approccio pedagogico innovativo, che va oltre il tradizionale sistema di valutazione basato sui voti numerici.

Infatti i voti possono stressare a tal punto gli studenti e le studentesse da far perdere loro la bussola, peggiorandone sensibilmente la resa, sia dal punto di vista didattico sia disciplinare. Sembra averlo capito il liceo Morgagni di Roma, che ben sette anni fa ha deciso di abolire le valutazioni, pur senza rinunciare ad interrogazioni e compiti in classe.

 

 

Come funziona?

Nella scuola senza voti la valutazione è basata sulla misurazione di determinate competenze. Agli insegnanti non è richiesta la produzione di un voto, ma soltanto la valutazione costante e specifica del lavoro degli studenti, sottolineandone le lacune e i punti di forza. Questo genere di feedback aiuta i ragazzi a comprendere le loro performance e a migliorarsi costantemente.

Inoltre, la scuola senza voti incoraggia l'autovalutazione. Gli alunni vengono incitati a riflettere e a valutare le proprie prestazioni, fissando obiettivi di miglioramento chiari e specifici. Senza pressioni, studenti e studentesse sono incoraggiati ad apprendere e a migliorare le proprie competenze per il piacere della conoscenza. Ciò può contribuire a far sviluppare in loro una vera e propria passione per il sapere.

 

 

L'esempio del liceo Morgagni

Ma come fanno gli allievi a conoscere le proprie lacune? I feedback degli insegnanti vengono discussi direttamente in classe, mentre i voti veri e propri compaiono soltanto alla fine dell'anno scolastico nelle pagelle. Stando alle testimonianze raccolte tra studenti e genitori del Morgagni di Roma, questo metodo sta offrendo parecchie soddisfazioni.

Gli allievi svolgono tutte le attività in calendario senza preoccuparsi troppo per il proprio rendimento. L'obiettivo principale, infatti, è renderli parte del percorso di apprendimento e consapevoli dell'importanza delle informazioni erogate dagli insegnanti, evitando loro ogni forma di stress. Grazie a tale innovazione, per altro già ampiamente diffusa all'estero, il Morgagni è ritenuta una scuola all'avanguardia.

Lo stesso sistema è divenuto oggetto di approfondimento presso l'Università La Sapienza di Roma, che ha deciso di monitorare tutte le attività del liceo Morgagni. Inizialmente, non tutti erano convinti: qualche genitore decise di iscrivere altrove i propri figli, mentre alcuni professori temevano di non essere in grado di motivare a sufficienza i propri alunni. Tutti, però, si sono ricreduti non appena hanno visto i ragazzi andare a scuola col sorriso. Vale la pena sottolineare come tutti gli studenti vengano comunque interrogati e sottoposti a verifiche. Le valutazioni, però, non vengono espresse numericamente, ma discusse in presenza. In questo modo, gli studenti sono portati a capire quali sono le proprie lacune e cosa fare per migliorare il proprio rendimento.

Il progetto formativo fa largo uso della collaborazione tra gli studenti, i quali vengono spesso coinvolti in attività di gruppo che li inducono ad interagire tra loro, sia in classe sia a casa. A beneficiarne è la socialità, ma anche l'interesse verso determinati argomenti. Quando i ragazzi lavorano in gruppo, infatti, sono come tanti ingranaggi di una macchina. E per funzionare bene, ciascun gruppo ha bisogno che tutti i componenti facciano il proprio dovere.

I ricercatori dell'Università La Sapienza che stanno studiando gli effetti del metodo sugli studenti hanno registrato una certa soddisfazione, anche tra coloro che si sono diplomati e che attualmente frequentano l'Università. In particolare, sembra beneficiarne il rapporto tra professori e alunni.

 

 

Le scuole che hanno seguito l'esempio del Morgagni

Il liceo Morgagni di Roma non è l'unico istituto scolastico italiano ad aver rivoluzionato il proprio metodo didattico. Tra coloro che hanno recepito l'esempio figurano il liceo scientifico Copernico-Luxemburg di Torino, il liceo classico Romagnosi di Parma, il Marco Polo di Firenze, il liceo scientifico Bottoni di Milano, il Volta di Piacenza, il Tosi di Busto Arsizio e il liceo Regina Maria Adelaide di Aosta.

La scuola senza voti si sta facendo largo anche all'estero. Basti pensare alla Finlandia, Paese che ha deciso di eliminare voti e bocciature fino a 13 anni d'età. Il sistema scolastico finlandese è fondato sul benessere fisico e mentale degli studenti e non reputa test ed esami elementi decisivi. Gli alunni che non dovessero raggiungere le abilità richieste, vengono supportati individualmente da insegnanti qualificati.

La Finlandia ha introdotto anche pause di un quarto d'ora al termine di ogni lezione, mentre gli spazi comuni sono organizzati per consentire agli studenti di incontrarsi e discutere tra loro (Scopri di più sul sistema scolastico in Finlandia).  Anche in Svezia i voti per i ragazzi con età inferiore a 12 anni sono stati soppressi (Scopri di più sul sistema scolastico in Svezia). La Corea del Sud, invece, non ha eliminato i voti ma vieta di bocciare gli studenti (Scopri di più sul sistema scolastico in Corea del Sud).

 

 

I presupposti pedagogici

Ad oggi, l'esperimento sembra riuscito, anche sulla base della valutazione degli obiettivi dichiarati: eliminare l'ansia da prestazione negli studenti, consentendo loro di riscoprire il piacere dell'apprendimento e della frequenza scolastica e di inquadrare meglio le proprie carenze, senza considerare il voto come una punizione. Secondo moltissimi docenti e psicologi, abbandonare il sistema classico potrebbe restituire alla scuola la sua capacità formativa, rendendo più interessante l'apprendimento.

 

 

Come e quando nasce la scuola senza voti?

Questo modello educativo si ispira alla "pedagogia del gratuito", che affonda le sue radici nella filosofia di Don Oreste Benzi, fondatore dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Il suo metodo didattico afferma che l'istruzione deve essere ritenuta un bene comune, facilmente accessibile a chiunque, indipendentemente dal suo status economico e sociale.

La scuola senza voti si avvale di un ambiente caratterizzato dall'assenza di competizione, nel quale la consapevolezza viene insegnata quotidianamente. Inoltre, tra i suoi obiettivi principali figurano la promozione di relazioni profonde e autentiche, tra studenti e docenti, tra la scuola e i genitori e, naturalmente, tra gli studenti stessi. Ad oggi, molti vedono la scuola senza voti come un'evoluzione della didattica tradizionale, essendo questa in grado di garantire un contesto accogliente ed inclusivo, nel quale ogni studente ha la possibilità di sentirsi apprezzato per quello che è, indipendentemente dalle sue capacità o dal suo rendimento.

Secondo i sostenitori di questo modello scolastico, la scuola senza voti è in grado di formare individui realmente consapevoli delle proprie capacità e del proprio ruolo all'interno della società.