Scambi culturali: come è andata col covid e cosa succederà in futuro

08 giugno 2021 4 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

Che si tratti di scambi culturali europei o extraeuropei, tali progetti attirano ogni anno tantissimi giovani di tutto il mondo desiderosi di arricchire il proprio bagaglio culturale e ideologico. Un modo per contrastare gli stereotipi e i pregiudizi verso le altre culture, partendo dal confronto e dal dialogo aperto con gli altri partecipanti, il tutto mediante laboratori interattivi e creativi che puntano alla condivisione e alla socializzazione. Si tratta di un sistema di apprendimento non formale perché prevede percorsi didattici alternativi basati su corsi di lingua, workshop pratici e originali, escursioni e visite alla città che si inseriscono in un programma didattico preciso.

 

Per parteciparvi, è necessario avere un’età ricompresa tra i 13 e i 30 anni, anche se è più frequente trovare adolescenti dai 16 anni in su per ragioni di sicurezza e per garantire maggiore consapevolezza. Tra le destinazioni più gettonate dai ragazzi italiani prevale la Spagna, la Francia, la Gran Bretagna, gli USA, l’Australia e il Canada sia per il liceo che per l’università e oltre e possiamo dire con orgoglio che anche l’Italia è un meta particolarmente richiesta dagli stranieri.

 

Basti pensare che da oltre cinque anni partono circa 180,252 ragazzi da tutte le regioni d’Italia in cerca di un futuro più solido e di sogni da realizzare. Giovani che lasciano temporaneamente il loro nucleo d’origine per essere ospitati da un’altra famiglia in un contesto di "progetto alla pari" o per vivere in un campus. Così molti italiani si sono ritrovati all’estero per scambi culturali anche in piena pandemia, lasciando nella preoccupazione e nell’incertezza le loro famiglie. E infatti, tra le diverse emergenze che il Governo ha dovuto affrontare a causa del Covid-19 c’è da annoverare anche quella dei giovani bloccati nei paesi stranieri, che hanno rischiato il contagio, il ricovero e le conseguenze peggiori lontani da casa e nella preoccupazione di non tornare in famiglia per molti mesi.

 

La reazione delle autorità nella fase di emergenza acuta del Covid-19

 

Il primo chiarimento sulle azioni da intraprendere è giunto alla fine di febbraio del 2020, quando le tre principali Agenzie italiane che si occupano dei giovani in mobilità in uscita e in entrata hanno invitato a rielaborare la calendarizzazione degli scambi, invocando la causa di forza maggiore. Una valida motivazione che poteva giustificare la sospensione delle partenze o dei rientri fino al termine dello stato di emergenza. Inapp, Indire e Agenzia Nazionale, dunque, in accordo con la Commissione europea hanno sollecitato i giovani che si trovavano fuori dal loro Paese d’origine a farsi appoggiare e supportare da consolati, ambasciate e consolati onorari che si trovano normalmente negli stati di appartenenza. Mentre per coloro che non erano ancora partiti ma già in elenco per i trasferimenti, è stato possibile bloccare e rimandare fino a nuovo ordine e soprattutto senza pagare penali.

 

In questa direzione, l’esecutivo di Bruxelles ha suggerito alle istituzioni interessate, come le università in loco, di rispettare le disposizioni contenute nei diversi Dpcm emessi dal Governo italiano per il contenimento dell’epidemia, con particolare riguardo alle norme relative ai viaggi in Italia e all’estero, effettuabili solo in caso di evidenti esigenze di salute, lavoro o situazioni di necessità.

 

Non è mancato il sostegno agli staff italiani e agli studenti già partiti nei mesi precedenti attraverso un servizio di informazione costante, la pubblicazione di lettere di incoraggiamento e di consigli da parte del Ministero degli esteri, ancora oggi visibili sul sito www.viaggiaresicuri.it, utilizzata come piattaforma di riferimento.

 

Inoltre, per gli studenti che si trovavano già all’estero per partecipare ad un progetto Erasmus negli USA o in Gran Bretagna o per frequentare una facoltà straniera, sono state predisposte misure eccezionali per evitare di far loro perdere l’anno, offrendo la possibilità di sostenere l’esame da casa in modalità online mediante la versione "at home" attivata per l’emergenza. Non solo, per garantire i medesimi standard di sicurezza e affidabilità rispetto agli esami svolti in condizioni di normalità, per i test sono state combinate tecniche di monitoraggio umano in tempo reale con sistemi di intelligenza artificiale.

 

Scambi culturali e progetti per il futuro: cosa è cambiato?

 

Nonostante il difficile periodo storico e la difficoltà di ricominciare, si registrano ancora molte richieste di scambi culturali da parte di tantissimi ragazzi di tutto il mondo. Per questo molte agenzie si stanno già organizzando per le nuove partenze, elaborando programmi e calendari per i prossimi mesi, sempre nel rispetto delle normative previste da ogni stato. A causa della pandemia causata dal Covid-19, infatti, alcune Ambasciate non hanno ripreso i loro servizi mentre altre, come quella Americana nella capitale italiana e i Consolati Americani a Firenze, Milano e Napoli hanno ripristinato ufficialmente tutti i loro servizi, dispensando i visti agli studenti che sono in regola con la documentazione richiesta.

 

Questo significa che le partenze sono strettamente legate all’attuale disponibilità di ciascun Consolato e alla rapidità di prenotazione per la richiesta del visto. È possibile affermare, dunque, sulla base dei dati e dell’organizzazione in corso, che i Consolati stanno mostrando totale diponibilità e attenzione a ogni istanza, organizzando appuntamenti rapidi per consentire partenze regolari e senza ostacoli.

 

Dall’altro lato, anche le università e le scuole hanno annunciato ritardi nell’inizio dei programmi rispetto agli anni passati, per consentire agli studenti di giungere in tempo senza subire penalizzazioni, garantendo flessibilità e massima apertura.

 

Contrariamente a ciò che si pensava, infatti, né le famiglie né gli studenti hanno rinunciato ai loro progetti, anzi, hanno atteso con ansia il ripianamento delle criticità sanitarie per dare il via alle loro domande e partire.

 

Nonostante le differenti condizioni sanitarie e i provvedimenti normativi diversi emessi da ciascuno stato, sia le forze politiche che le istituzioni scolastiche sono convinte che tali problemi non devono riflettersi negativamente sul progetto degli scambi culturali all’estero, che invece vanno incoraggiati.

 

Ma cosa cambierà nella quotidianità rispetto al passato? In primo luogo le attività che prevedono un contatto fisico e che possono dare vita ad assembramenti, pericolosi per il contagio. Questo significa che le attività sportive non saranno offerte, mentre tutti gli altri progetti verranno svolti nel rispetto della nuova normativa sul distanziamento sociale e sulla costante sanificazione.

 

I programmi di scambio culturale consentiti riguardano sia quelli nelle host families, che prevedono l’ospitalità all’interno di famiglie scelte e collaudate, o nelle strutture istituzionali come i campus. Ovviamente, verrà rispettato il protocollo stabilito da ogni Paese per quanto riguarda il tampone prima della partenza e la quarantena al ritorno. Alcune facoltà americane, ad esempio, non richiedono alcuna quarantena mentre le università della Corea del Sud la impongono ad ogni straniero che entra nel loro territorio, anche se la normativa potrebbe essere annullata nelle settimane successive.

 

Per una maggiore tutela, è prevista una copertura assicurativa sanitaria che contempla cure eventuali in caso di contagio per Covid-19 per tutte le destinazioni, in tal modo anche le famiglie possono vivere il periodo di assenza dei loro figli con tranquillità, nella certezza che non mancherebbero loro le cure necessarie in caso di difficoltà sanitarie.

 

Possiamo dire che questa lenta ripresa, la voglia di ricominciare e la disponibilità della autorità a riportare la situazione alla normalità sono di forte stimolo per i giovani, già mortificati dal lungo periodo di chiusura e dalle lezioni a distanza che hanno svilito e rallentato il mondo della scuola.