Jerome Bruner: l’importanza del suo contributo nel campo dell'educazione

26 agosto 2025 4 minuti
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Psicologo e pedagogista di grande influenza, Bruner ha sviluppato teorie che hanno trasformato il panorama educativo del XX secolo. Le sue ricerche e intuizioni hanno contribuito a dare forma a una nuova visione dell’apprendimento, dove l'individuo non è più visto come una semplice tabula rasa, ma come un attore attivo, che costruisce la propria conoscenza attraverso l'interazione con l'ambiente, la cultura e il linguaggio. 

 

 

Uno spaccato biografico

 

Jerome Bruner (1915-2016) fu uno psicologo statunitense che diede grande impulso allo sviluppo della psicologia cognitiva. Nel periodo in cui visse, in ambito scientifico, predominava la teoria fondata sul comportamentismo, introdotta proprio all'inizio del 1900 da Watson, secondo la quale la mente è una pagina bianca, priva di contenuti, su cui è possibile scrivere le informazioni acquisite. Questo approccio presuppone la mancanza di conoscenze innate e limita l'apprendimento dell'individuo a un'azione passiva, di semplice risposta a uno stimolo.

 

Le fondamenta su cui si basava tutto il pensiero comportamentista cominciarono a vacillare grazie all'innovativo contributo dello psicologo statunitense e alle nuove teorie che provenivano dall'Europa che proponevano un'idea di individuo molto più dinamica.

 

Nel 1960 il suo impegno virò in ambito pedagogico e tenne una conferenza il cui risultato portò alla revisione dell'intero sistema scolastico. Le sue intuizioni sulle relazioni esistenti tra la mente, la cultura e il linguaggio portarono a interessanti e originali risvolti nella psicologia dell'educazione.

 

 

Perché il pensiero di Bruner fu innovativo?

 

È soprattutto in ambito educativo che il pensiero di Bruner regala alla pedagogia una nuova e originale direzione. Il suo interesse verso i problemi riguardanti l'istruzione e l'apprendimento si devono anche all'influenza che le opere di Vygotskij esercitarono sullo psicologo statunitense.
La teoria di Bruner si fonda su quattro principi fondamentali:

 

  • la percezione
  • il pensiero
  • l'istruzione
  • la psicologia sociale.

 

Bruner, rinnegando il paradigma comportamentista, sviluppa l’idea secondo cui la percezione non è una semplice risposta ad uno stimolo, ma un procedimento condizionato dall'individuo stesso, da ciò che pensa, dai suoi valori e dalle sue motivazioni, influenzato dalle esperienze, dai bisogni e dalla realtà che lo circonda. Percepire e apprendere sono quindi due concetti dinamici, che non dipendono da meccanismi statici e innati, ma da forme che si basano sull'esperienza e sugli interessi sviluppati dall'individuo.

 

Secondo la teoria dello psicologo statunitense è attraverso il pensiero che l'individuo costruisce categorie che derivano da strutture cognitive innate in ogni persona. Lo strumento principale del pensiero è rappresentato dal linguaggio, che è quindi considerato un elemento indispensabile per raggiungere lo sviluppo cognitivo. Attraverso il linguaggio l'individuo comunica, costruisce la realtà e le conferisce significato.

 

Per Bruner la scuola è il luogo ideale dove si favorisce lo sviluppo e la crescita di bambine e bambini. Sebbene la scuola non possa evolversi e rispondere sempre in modo soddisfacente alla trasformazione della società, è importante che in questa istituzione l’apprendimento non sia esclusivamente nozionistico, bensì mirato allo sviluppo di competenze trasversali, fornendo quindi al bambino gli strumenti per imparare ad apprendere

 

 

La visione dinamica dell’intelligenza

 

Pur ispirandosi a Piaget, il pensiero dello psicologo statunitense prende le distanze dal collega svizzero su ciò che riguarda lo sviluppo del pensiero cognitivo. Secondo Bruner esso non scaturisce da strutture interne all'individuo, come suggeriva Piaget, né tantomeno dal conformismo all'ambiente come volevano i comportamentisti, bensì dalla costruzione di strategie che ordinano e semplificano i dati dell'esperienza.

 

È attraverso il cosiddetto comportamento intelligente che le persone si organizzano e si adattano all'ambiente, costituito da un insieme di atti che in modo flessibile l'individuo utilizza in funzione dell'ambiente in cui si trova e dell'obiettivo da raggiungere, e che in ultima analisi serve a risolvere problemi, prendere decisioni, decodificare le informazioni.

 

L'intelligenza è frutto dell'esperienza, non si appiattisce sui dati della realtà, ma al contrario li elabora in schemi sempre più complessi. Allontanandosi da Piaget e dal comportamentismo, Bruner sottolinea dunque come il cervello operi in modo dinamico e attivo e come la cultura sia importante nella crescita cognitiva.

 

 

Il contributo di Bruner alla didattica

 

Gli studi di Bruner sui processi legati ai concetti di apprendimento e insegnamento, sui programmi scolastici e sugli strumenti da utilizzare, hanno avuto un'enorme diffusione in tutto il mondo tanto da rappresentare un punto di riferimento per molti metodi di insegnamento.
Egli ha sviluppato una teoria dell'istruzione secondo la quale un apprendimento funzionale si costruisce attraverso un percorso a spirale che comincia con un approccio intuitivo verso la conoscenza, per poi proseguire con approfondimenti ciclici, purché si adegui l'insegnamento alla persona alla quale si sta insegnando.

 

Una teoria dell'istruzione deve possedere quattro caratteristiche fondamentali:

 

  • stabilire le esperienze più adatte a generare nel bambino la predisposizione ad apprendere;
  • specificare il modo in cui l'insieme delle nozioni deve essere strutturato per comprenderlo prontamente;
  • specificare la progressione ottimale secondo cui vanno presentate le nozioni;
  • predisporre ritmo e natura di ricompense e punizioni da elargire durante la fase di apprendimento.

 

Per lo psicologo statunitense il ruolo dell'insegnante è di fondamentale importanza, non solo nella capacità di motivare all'apprendimento, ma anche nell'abilità di proporre gli argomenti secondo modalità differenti per attivare tutte le strategie cognitive a disposizione.
Il docente deve essere in grado di suscitare nell'alunno il desiderio di conseguire sempre nuove competenze, trasformando la scuola nell'ambiente di apprendimento ideale

 

Un utile mezzo per raggiungere l'obiettivo dell'apprendimento è il gioco, una componente funzionale e primaria per l'apprendimento. Attraverso il gioco è possibile sperimentare sempre nuovi comportamenti e quindi andare a caccia di soluzioni per la risoluzione dei problemi, favorire lo sviluppo di ulteriori modalità cognitive, linguistiche, motorie e relazionali. In ultimo, il gioco consente anche la generalizzazione di specifici comportamenti che possono poi essere sfruttati anche nella vita reale.

 

 

Conclusione: l’eredità di Bruner

 

Le teorie di Jerome Bruner hanno segnato una svolta fondamentale nel campo dell’educazione. La sua visione dinamica e costruzionista dell’apprendimento ha non solo arricchito la psicologia cognitiva, ma ha anche influito profondamente sulle pratiche didattiche.

 

Bruner ci ha insegnato che l’apprendimento non è passivo, bensì è un processo attivo che coinvolge la mente, la cultura e il linguaggio. Le sue idee sull’apprendimento esperienziale, sulla rappresentazione e sull’insegnante come facilitatore del processo cognitivo hanno rivoluzionato le pratiche scolastiche. È anche grazie a Bruner se la scuola oggi è un luogo dove ogni studente può sviluppare le proprie capacità in modo dinamico, cooperativo e culturale, contribuendo a una pedagogia che favorisce la crescita e il pensiero critico.

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