Nuova riforma Maturità 2026: cosa cambia

30 ottobre 2025 2 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

Negli ultimi mesi il sistema scolastico italiano è stato interessato da diverse modifiche terminologiche e organizzative. Dopo il cambio di denominazione dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) in “Formazione Scuola-Lavoro”, arriva l’approvazione del DL 127, che interviene anche sull’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo, reintroducendo la storica denominazione di “Maturità”.


Oltre alla questione del nome, il provvedimento ridefinisce la struttura delle commissioni, i criteri di valutazione e alcuni aspetti collegati ai percorsi tecnico-professionali, delineando un quadro più ampio di revisione del sistema di istruzione secondaria.

 

 

Commissione ridotta e obbligo di formazione per i commissari

 

Uno dei principali interventi del decreto riguarda la composizione della commissione d’esame. A partire dall’anno scolastico 2026/27, i membri passeranno da sei a quattrodue interni e due esterni – con la presenza del presidente di commissione.


La norma prevede inoltre che i commissari abbiano partecipato a percorsi formativi specifici, che dovranno essere attivati nei prossimi anni con un incremento della spesa pubblica. L’obiettivo dichiarato è uniformare i criteri di valutazione a livello nazionale, ma la riduzione del numero di componenti è stata accolta con perplessità da parte dei sindacati, che temono un sovraccarico di lavoro per le commissioni e un possibile impatto sulla qualità della valutazione.

 

 

Nuovi criteri di valutazione e prove più strutturate

 

Il sistema di valutazione resta basato sul voto in centesimi, con 60 come soglia minima per il superamento e 100 come massimo. Tuttavia, cambia la soglia di accesso al bonus della commissione, che passa da 97 a 90 punti, permettendo di riconoscere il merito anche a studenti con risultati complessivi leggermente inferiori rispetto al passato.


La riforma introduce inoltre novità nel colloquio orale, che dovrà riguardare quattro materie individuate ogni anno entro gennaio. Saranno considerati anche elementi extrascolastici di rilievo, come esperienze formative o progetti riconosciuti.


Un punto particolarmente discusso riguarda la cosiddetta scena muta volontaria volta a boicottare l’esame: secondo la nuova normativa, chi si rifiuta di rispondere alle domande della commissione verrà automaticamente bocciato, indipendentemente dall’esito delle prove scritte. Si tratta di una misura che mira a chiarire i limiti del comportamento durante l’esame, ma che ha suscitato dibattito per la sua rigidità.

 

 

La riorganizzazione dei percorsi tecnico-professionali

 

Un altro aspetto rilevante del DL 127 riguarda la filiera tecnico-professionale. Il modello 4+2 – quattro anni di istruzione secondaria e due di formazione terziaria negli ITS Academy – viene reso strutturale e non più sperimentale. L’obiettivo dichiarato è creare un collegamento più diretto tra scuola, formazione tecnica e mondo del lavoro.


La legge introduce inoltre alcune modifiche operative: la copertura assicurativa viene estesa agli infortuni durante il tragitto dal domicilio al luogo in cui si svolge la Formazione Scuola-Lavoro e sono previste nuove regole per i viaggi d’istruzione, che dovranno avvalersi di mezzi di trasporto dotati di frenata assistita e autisti qualificati.

 

 

Una fase di transizione per le scuole

 

La riforma della Maturità segna una fase di transizione per il sistema scolastico italiano. Le modifiche alla struttura dell’esame e ai percorsi tecnico-professionali implicheranno nuovi adempimenti per le scuole, tempi di adattamento e percorsi di formazione per docenti e commissari.


Il MIM ha annunciato che le linee guida operative saranno pubblicate nel corso del 2026, ma restano da chiarire alcuni aspetti applicativi, in particolare sulla gestione delle nuove modalità di colloquio e sulla definizione dei criteri di merito.


Per il mondo della scuola, si apre quindi un periodo di riflessione e adeguamento, in cui il compito principale sarà garantire equità e trasparenza nella valutazione, mantenendo al centro la funzione educativa dell’esame e la coerenza del percorso formativo delle studentesse e degli studenti.

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