Le linee guida per la DAD a firma MIUR: perché la partecipazione dev'essere circolare

11 gennaio 2021 5 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

Diritti dei bambini

Il MIUR ha stilato una mini-guida che garantisca un supporto metodologico-pratico per docenti e dirigenti scolastici alle prese con la didattica a distanza. Gli interrogativi sono quelli che presumibilmente si stanno ponendo tanti bambini e ragazzi nel corso di questo difficile periodo, ma anche quelli che forse tanti altri non hanno il coraggio di sollevare.

Il faro intorno a cui ruota la guida è rappresentati dagli articoli della Convenzione ONU del 1989, evocati a più riprese. L’idea è chiara e lo è anche la prospettiva dalla quale intende porsi il MIUR. La gestione di un momento che non ha precedenti nella storia della didattica deve mettere al centro i diritti dell’alunno. Tutti i punti sotto forma di FAQ vengono sviluppati a partire da questo fondamentale assunto. Ecco più precisamente cosa c’è dentro la mini-guida MIUR per la DAD.

 

Indicazioni chiare

Mai come in questo periodo critico è necessario educare alla responsabilità, al rispetto delle regole e al cambiamento. Per farlo però occorre un’operazione preliminare: restituire agli scolari e agli allievi un senso di sicurezza, senza tuttavia edulcorare la realtà. L’auspicio è che questa emergenza sanitaria possa incentivare le risposte innovative e trasformarsi in risorsa preziosa.

In un momento così complesso come quello che stiamo vivendo non occorrono infatti indicazioni fumose, ecco perché la guida diramata dal Ministero punta al sodo e offre una serie di soluzioni concrete e precise. E l’unica deroga immaginata a questo prontuario è definita dalla creatività di quegli alunni e docenti che vorranno condividere idee e metodologie originali. Possono farlo allegando il proprio materiale alla mail indirizzata a lascuolanonsiferma@istruzione.it.

 

Nessuno deve rimanere indietro

L’articolo 2 della Convenzione ONU 1989 sancisce che tutti i bambini e i ragazzi sono uguali indipendentemente dalla loro condizione sociale e dalle possibilità personali. In presenza o a distanza che sia, la didattica non può prescindere da questo principio. Per cui tutti devono essere raggiunti dall’insegnamento e nessuno deve rimanere indietro. L’esortazione è che, in attesa di aiuti finanziari ed eventuali indicazioni da parte delle autorità competenti, la facciano da padroni la creatività e la solidarietà. Per esempio, i docenti sono invitati a contattare telefonicamente ogni bambino che non ha internet o disponga di un computer in condivisione con altri membri della famiglia. Un’idea potrebbe essere quella di realizzare videoconferenze destinate a bambini o ragazzi con disabilità, coinvolgendo così l’intera classe. Il fine è quello di incoraggiare i più fragili e in particolare chi in questa straordinaria congiuntura si trova addirittura in duplice difficoltà.

 

Straordinario banco di prova

L’articolo 28 della Convenzione ONU 1989 sancisce il diritto di ogni bambino a essere istruito e si sofferma sia sull’obbligatorietà della scuola primaria, sia sull’organizzazione dell’insegnamento secondario. Allora quale miglior banco di prova ci può essere, rispetto a quello che le scuole stanno vivendo in questo momento? Proprio perché non è stato possibile fare le cosiddette prove tecniche, l’attuale esperienza formativa potrebbe portare con sé inaspettati cambiamenti. In fondo ciò che fa crescere veramente non è il solito tran-tran, bensì i cambiamenti che ci danno la possibilità di sperimentare soluzioni creative. Pertanto, si potrebbe proporre ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado un’attività di scrittura del tipo "Ho imparato", mentre per esempio i ragazzi della scuola secondaria di secondo grado potrebbero cimentarsi con un'analisi SWOT (tecnica che serve a valutare debolezze, forze, minacce e opportunità).

 

Diritto all'informazione

Tutti i bambini e ragazzi hanno il diritto a essere informati. Lo sancisce l’articolo 13 della Convenzione ONU 1989, che stabilisce anche il fondamentale diritto dei minori alla libertà di espressione. Al contempo l’articolo 24 sancisce il diritto della miglior condizione di salute possibile. Nel rispetto di queste normative, si invitano i docenti a parlar chiaro ai ragazzi in merito a quello che sta succedendo. Il fine dichiarato è quello di responsabilizzarli al rispetto delle norme, proteggerli dal contagio e sensibilizzarli rispetto alle persone più fragili. Al tempo stesso l'informazione corretta ha il compito di rassicurare. Possono essere utili allo scopo dei video educativi o l’intervento di un esperto del settore: per esempio un medico specializzato in infettivologia. Un’idea potrebbe essere quella di far scrivere lettere ai nonni e alle persone sole, come i senzatetto che nel corso di questa pandemia hanno avuto la peggio. Un’altra proposta ha a che fare con la realizzazione di video tutorial o cartoni animati destinati ai più piccoli, con l’auspicio che ciò contribuisca a fornire loro informazioni chiare sulla pandemia in corso.

 

L'ora dell'ascolto

La Convenzione ONU 1989 stabilisce all’innovativo articolo 12 il diritto di bambini e ragazzi alla partecipazione e all’ascolto. Le informazioni chiare e corrette hanno questo di fondamentale: vanno dritte al punto. La comunità educante deve giocoforza mettersi in ascolto di bambini e ragazzi, in modo tale che questi ultimi si sentano coinvolti e a loro volta siano responsabilizzati all’ascolto. Per creare le condizioni della partecipazione, gli alunni e gli allievi devono essere sollecitati a esprimere dubbi e paure. Chiunque dev’essere messo in condizione di comunicare la propria opinione, secondo il principio della circolarità della partecipazione. Allora cosa propone in merito la mini-guida stilata dal MIUR? L’ora dell’ascolto, per esempio: un momento della settimana in cui il docente, magari con l’aiuto di un terapeuta, raccolga i timori e gli interrogativi più cogenti dei bambini. Focalizzarsi sugli aspetti positivi della situazione attuale potrebbe essere un altro modo di esorcizzare la paura. I docenti potrebbero, perché no, sollecitare i ragazzi ad avanzare proposte di metodologia didattica.

 

L'importanza dell'attività ricreativa

La parte finale del vademecum a firma MIUR evoca l’articolo 27 della Convenzione ONU, che sancisce il diritto di bambini e ragazzi allo sviluppo della personalità. La scuola deve quindi incentivare la creatività e il piacere di conoscere. Educare vuol dire aiutare bambini e adolescenti a sviluppare le proprie potenzialità e attitudini. L’educazione dovrebbe anche aiutare a parlare in pubblico e a lavorare in gruppo, perché il rapporto con gli altri gioca un ruolo fondamentale nell’ambito di una comunità e contribuisce a costruire la propria personalità. A questo proposito il MIUR esorta con forza tutti quanti, bambini, docenti e dirigenti scolastici, a fare la propria parte. Secondo quanto sancisce l’articolo 31 della Convenzione in riferimento al diritto al gioco e alle attività ricreative, i docenti devono rispettare i tempi di ciascun bambino ed evitare di oberarli di compiti. Così, durante la DAD sarebbe bene alternare le attività didattiche a momenti giocosi e pause ricreative. L’invito è a far ricorso a fumetti, parole crociate e qualsiasi altro diversivo. Si potrebbe favorire l’attività motoria, proporre brani musicali da cantare e insomma programmare uno spazio a cadenza settimanale in cui la classe possa svagarsi e mettere in moto la creatività.

 

Condivisione delle metodologie innovative

Il vademecum per la DAD offerto dal Ministero in collaborazione con l’Ufficio dell’Autorità Garante si chiude con l’invito a docenti e dirigenti scolastici a fare la propria parte al massimo delle possibilità. La situazione è talmente complessa che il MIUR si mette in discussione e si apre all’ascolto degli stessi insegnanti e ragazzi cui si rivolge. Del resto, per essere efficace la circolarità della partecipazione dev’essere completa e senza salti. Ecco perché in coda alla mini-guida c’è l’augurio a condividere le metodologie innovative e le attività ricreative, perché anche altre comunità scolastiche possano giovarne. Per farlo è possibile inviare il materiale all’indirizzo di posta elettronica lascuolanonsiferma@istruzione.it.