Pubblicato il Report integrativo INDIRE sulle pratiche didattiche in lockdown

18 gennaio 2021 5 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

Oltre 3700 docenti partecipanti all'indagine

Il report integrativo stilato da INDIRE sulle pratiche della DaD in lockdown è disponibile online. Si tratta di un documento che completa e approfondisce l’analisi del report pubblicato a luglio ed è il frutto di un lavoro condotto dai ricercatori INDIRE a partire da giugno e cioè dopo la conclusione dell’anno scolastico 2019-2020. La ricerca si pone come una fotografia istantanea di un delicato momento storico e si basa sulle risposte ai questionari che oltre 3.700 docenti italiani hanno fornito online in primavera, cioè in piena emergenza sanitaria. Non sorprende allora che fra i dati emerga una trasposizione nella DaD della tradizionale didattica in presenza e quindi l'utilizzo di video-conferenze e l’assegnazione di esercizi. Il dato più rilevante dell’indagine INDIRE resta però la divisione netta dei docenti in due gruppi: da una parte, gli insegnanti con una buona propensione alla didattica a distanza e dall’altra parte quelli che hanno avuto maggiore difficoltà a utilizzare gli strumenti della DaD.

 

Analisi approfondita dei dati raccolti

Il precedente report INDIRE sulla DaD in lockdown, uscito a luglio 2020, si limitava a condividere online i dati raccolti mediante un questionario preparato dai ricercatori. Il periodo di indagine copre una ventina di giorni e precisamente il questionario è stato somministrato ai docenti tra il 9 e il 30 giugno del 2020, per cui le risposte fornite non riguardano la DaD dell’anno scolastico in corso. Ad ogni modo non si è trattato di un campionamento statisticamente rappresentativo del corpo docenti italiano e ciò è dovuto evidentemente alla volontà di non coinvolgere insegnanti poco motivati. Per tutte queste ragioni il team di ricerca INDIRE precisa che l’indagine non ha alcuna pretesa esaustiva e intende invece porsi come una base di riflessione e confronto. Non a caso i dati sono accessibili a chiunque e sono stati condivisi in particolare con l’intera comunità scientifica. Il report integrativo di fine 2020 è una analisi più approfondita dei dati raccolti in estate e a sua volta offre uno spaccato e non certo il quadro completo delle pratiche didattiche messe in campo dagli insegnanti italiani.

 

Maggior partecipazione dei docenti che insegnano in grossi centri

Al questionario semi-strutturato INDIRE hanno risposto 3.774 insegnanti, il 10% dei quali appartenente alla scuola dell’infanzia, il 30% alla scuola primaria, il 22% alla scuola media e il restante 38% alla scuola superiore. All’interno di quest’ultimo gruppo d’indagine, il 44% insegna al liceo, il 42% negli istituti tecnici e una minoranza è rappresentata dagli insegnanti degli istituti professionali. In particolare, i 3.774 docenti che hanno aderito all’indagine insegnano perlopiù in Lombardia, Sicilia e Toscana. I docenti che prestano servizio nei grandi centri rappresentano una grossa fetta di coloro che hanno partecipato al questionario, mentre chi insegna negli istituti dei piccoli centri e delle aree interne ha aderito decisamente meno all’iniziativa INDIRE. A questo riguardo è bene precisare che per area interna si intende una zona distante dai principali poli urbani e dai servizi essenziali. Anche per questo motivo i dati forniti dal report non possono essere considerati esaustivi.

 

Lezioni in videoconferenza e didattica frontale

Nella maggior parte dei casi le pratiche tipiche della didattica in presenza sono state trasposte nella DaD e non poteva essere altrimenti se si considera che nessun sistema educativo era preparato all’emergenza sanitaria che ci ha investito nei primi mesi del 2020. Secondo un’indagine condotta a maggio da School Education Gateway, la stragrande maggioranza degli insegnanti intervistati ha affrontato la DaD per la prima volta nel corso della carriera. I docenti italiani non hanno fatto eccezione e già nel report di luglio emergeva la prevalenza di lezioni in videoconferenza, l’assegnazione di esercizi e la valutazione esterna operata dall’insegnante. In particolare, la lezione frontale durante la DaD è stata adottata da un buon 70% dei docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado, mentre appena il 25% degli insegnanti di scuola primaria ha preso in considerazione la didattica frontale.

 

Attività di laboratorio online

Dall’indagine è emerso che una minoranza del corpo docenti ha sperimentato durante la DaD attività laboratoriali online. Si tratta per la precisione del 14% del campione e sono soprattutto i docenti della scuola superiore di primo e secondo grado a praticare attività di tipo laboratoriale. In genere si può dire che questa percentuale aumenta al crescere degli ordini scolastici. I docenti indicati come "laboratoriali" hanno proposto ai propri studenti attività come la ricerca online, il project work e la realizzazione di elaborati digitali, cioè tutte pratiche che si basano su una didattica collaborativa e mirata allo sviluppo di spirito critico. Non è allora un caso che gli insegnanti che l’indagine INDIRE definisce come "laboratoriali" siano anche quelli che hanno dato centralità all’autovalutazione degli studenti.

 

Peggioramento della qualità di insegnamento

La percezione della maggior parte dei docenti coinvolti è che la didattica a distanza ha peggiorato la qualità dell’insegnamento, mentre il 30% del campione non ha notato un abbassamento di questo significativo indice rispetto al periodo precedente al lockdown. Scendendo nei particolari, l’indagine evidenzia un peggioramento della qualità dell’attenzione e delle relazioni tra pari, mentre l’autonomia e la motivazione degli studenti risultano nettamente migliorate. Se si considera la distribuzione per grado di scuola, sono ancora una volta gli istituti scolastici dell'infanzia ad avere la peggio nella percezione della qualità di insegnamento. I docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado fanno notare invece un deciso miglioramento della responsabilità degli studenti nel corso della DaD. Sono soprattutto i docenti cosiddetti "laboratoriali" a esprimere una percezione positiva sulla DaD e in particolare il 60% di loro ritiene che l’autonomia degli studenti abbia subito un’impennata per effetto di questa nuova modalità di didattica.

 

I tempi della didattica a distanza

Gli insegnanti che hanno partecipato all’indagine dichiarano di aver dedicato alla DaD una media di 8 ore a settimana (per ogni classe). Nello specifico, sono i docenti della scuola primaria ad aver trascorso più tempo in DaD con i loro ragazzi. Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado, le discipline di insegnamento con il maggior numero di lezioni sono italiano, storia e matematica, mentre le lezioni di tecnologia e scienze motorie hanno subito un sensibile calo orario. Nella valutazione del quadro offerto dalla scuola secondaria di secondo grado, i ricercatori INDIRE hanno ritenuto di prendere in considerazione soltanto le discipline letterarie e la matematica, alle quali in media i docenti hanno dedicato rispettivamente 11 e 6 ore settimanali per classe. In tutti i casi il tempo dedicato alla DaD in pieno lockdown è stato inferiore a quello della tradizionale didattica in presenza. Per questo motivo si è registrata una riduzione fino al 17% dei contenuti in programma.

 

Recupero degli studenti inizialmente esclusi dalla DaD

Tra le domande del questionario somministrato ai docenti italiani di ogni ordine e grado, spiccano quelle relative all’organizzazione degli istituti scolastici e alla modalità di rifornimento dei dispositivi elettronici. È emerso che nel 65% dei casi la scuola ha impiegato delle dotazioni tecnologiche che già adoperava. La metà dei docenti dichiara che il proprio istituto si è affidato alle competenze tecnologiche degli studenti, mentre un quinto dei partecipanti all'indagine riferisce che la scuola si è rivolta ai genitori esperti in materia. Durante la DaD hanno giocato un ruolo importante le figure dell'animatore digitale e del coordinatore di classe, costanti punti di riferimento per i docenti. Nello specifico, gli insegnanti si sono confrontati con questi speciali mediatori su temi come la modalità di valutazione e l'utilizzo di piattaforme digitali. La stragrande maggioranza del corpo docenti che ha risposto al questionario INDIRE riferisce che sono bastate non più di due settimane per favorire la partecipazione di tutti gli studenti e quindi scongiurare il rischio di esclusione. La soluzione maggiormente adottata dalla scuola per recuperare gli studenti inizialmente esclusi dalla DaD è stata la distribuzione di dispositivi in comodato d'uso.