In cosa consiste il diritto all’istruzione

02 marzo 2021 4 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

L’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha sancito il diritto dall’educazione gratuita e obbligatoria mentre la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza del 1989 ha stabilito che ogni Stato dovrebbe rendere l’istruzione superiore accessibile a tutti. Ma in cosa consiste, secondo la Comunità Internazionale, il diritto all’istruzione?

 

Il primo punto dal quale partire è la necessità che l’istruzione primaria non sia solo gratuita e universale ma anche obbligatoria e che quella secondaria invece sia disponibile e progressivamente gratuita. Le scuole superiori, compresi gli indirizzi tecnici e professionali, devono essere accessibili a tutti senza nessuna discriminazione. Gli obblighi esistono anche nei confronti del corpo docente perché un insegnante deve essere messo nelle condizioni di poter disporre di materiali e supporti di qualità. Allo stesso modo al docente devono essere garantite adeguate opportunità di formazione e condizioni materiali finalizzate allo svolgimento in piena tranquillità della sue mansioni.

 

Educazione, sviluppo e felicità dell’individuo

L’istruzione come mezzo potente per garantire non solo il rispetto dei diritti umani nella loro totalità ma anche per promuovere lo stato di diritto e per raggiungere uno sviluppo sostenibile in grado di fermare fame e povertà nel mondo. Ma in che misura l’istruzione può migliorare lo sviluppo economico di un popolo? Un’educazione incentrata sulla qualità e sul raggiungimento di determinati obiettivi ha la facoltà di incrementare il potenziale di crescita economica. Aiuta gli individui nella loro personale realizzazione, li rende indipendenti, ne incoraggia il lavoro consapevole e meritorio. In poche parole? Modella individui liberi, felici e consapevoli.

 

L’Agenda ONU 2030 e l’Obiettivo 4

Nel 2015 gli Stati membri hanno siglato la famosa Agenda 2030, un programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità composto da obiettivi da raggiungere in un arco di tempo di 30 anni. Tra i vari punti del programma, l’istruzione ricopre un ruolo di fondamentale importanza. L’intento è quello di riconoscere e celebrare il ruolo dell’educazione scolastica all’interno della società; un ruolo essenziale in termini di raggiungimento di pace e sviluppo economico. Arrivare a questo traguardo non è semplice perché l’istruzione, secondo quanto citato dall’Obiettivo 4, deve rispondere a tre requisiti fondamentali. Il primo è la necessità che l’educazione scolastica sia di qualità perché soltanto in questo modo si offrono gli strumenti per accedere non solo a maggiori opportunità ma soprattutto migliori. Il secondo è l’inclusività perché solo un’istruzione inclusiva garantisce il rispetto dei diritti umani. Questo requisito è la risposta alle differenze di accesso e permanenza che si basano sull’etnia, la disabilità, la religione, l’orientamento sessuale o l’espressione dell’identità di genere. È proprio grazie all’inclusione che si gettano le basi per l’accettazione del diverso da sé, per l’eliminazione della stigmatizzazione e degli stereotipi che spesso portano all’omofobia, al razzismo e alla xenofobia. Infine il terzo requisito: la discriminazione di genere. In molte zone del mondo viene ancora assegnata una bassa priorità all’istruzione femminile, minata da costumi aberranti come i matrimoni infantili o la necessità, soprattutto nelle zone più povere del mondo, che le ragazze si facciano carico di pesanti lavori domestici. Tutto questo influisce sulla facoltà d’accesso e sulla permanenza all’interno dell’ambito scolastico, creando un forte divario tra i due sessi. Gli effetti della discriminazione non toccano soltanto bambine e adolescenti. In molte zone del mondo l’UNESCO traccia un quadro sconcertante che narra di un corpo docente femminile chiamato a partecipare poco o niente alla preparazione dei piani di studio e alle decisioni concernenti tutte le attività educative. Questi tre requisiti rappresentano l’obiettivo finale di cui ogni Stato deve farsi garante.

 

L’istruzione nel mondo: i dati

Uno sguardo rapido ai dati contenuti in un recente report delle Nazioni Unite ci conferma che non solo è necessaria ma che la strada da percorrere è ancora lunga. Purtroppo esistono moltissimi bambini, ragazzi e ragazze ai quali è precluso l’accesso a un’istruzione scolastica in grado di garantire un futuro migliore. Ci sono ancora ben 258 milioni di bambini e adolescenti non scolarizzati nel mondo; 617 milioni di ragazzi non sanno leggere e non possiedono le conoscenze di base di matematica ovvero quel bagaglio minimo indispensabile per affrontare la vita quotidiana. L’alfabetizzazione giovanile, compresa nella fascia d’età che va dai 15 ai 24 anni, è del 91,3% Tradotto in cifre, vuol dire che ben 102 milioni di giovani non possiedono le competenze di base. Il 60 per cento di questi giovani appartengono al sesso femminile. Nei paesi in via di sviluppo il 91% dei bambini è iscritto a scuola ma di questi all’incirca 57 milioni non la frequentano. Quattro milioni di bambini rifugiati non hanno la possibilità di ricevere un'educazione scolastica, guerre e conflitti impediscono ai piccoli di frequentare la scuola e l'Africa sub-sahariana detiene il record di bambine non scolarizzate. Secondo i dati dell’UNESCO, sono soltanto 99 i paesi che garantiscono almeno 12 anni di istruzione primaria e soltanto 6 giovani su 10 completeranno il ciclo di studi entro il 2030. Intervenire, ponendo il focus sull’istruzione a livello mondiale, è un impegno che non può essere procrastinato.

 

L’istruzione nel XXI secolo: spunti di riflessione

Secondo Zygmunt Bauman, noto sociologo e accademico polacco, le società del XXI secolo possono essere considerate degli "insiemi liquidi" perché sono caratterizzate da incertezze, cambiamenti repentini e veloci innovazioni tecnologiche. La confluenza di questi tre elementi chiama gli educatori a una prova ancora più grande rispetto al passato. Il loro compito infatti è quello di preparare le nuove generazioni ad affrontare un mercato del lavoro i cui confini cambiano continuamente e sul quale è quasi impossibile azzardare previsioni. È una vera e propria sfida quella che si delinea all’orizzonte e forse, sostengono gli esperti, l’unico modo per affrontarla è insegnare ai ragazzi la capacità di pensiero critico e di analisi. Porre il focus su questo nuovo abito dell’istruzione diventa forse l’unica strada percorribile per affrontare le sfide del nuovo millennio e per riuscire a destreggiarsi in un mondo dove la sovra-informazione mediatica detta le leggi della comunicazione. In conclusione, docenti e studenti sono il punto dal quale partire per ripensare e regalare una nuova forma al diritto d’istruzione che rappresenta una delle più grandi risorse rinnovabili del benessere e della felicità di un popolo.