Libri elettronici per la scuola: cosa sono, come funzionano e quanto vengono usati

24 maggio 2021 5 minuti
DIGITALE IN CLASSE

Sebbene negli anni il ruolo del libro di testo non sia mai stato messo in discussione, grazie alla rivoluzione digitale, introdotta con la legge n. 133/2008, vi è stata una diffusione crescente di tecnologie innovative, come i libri elettronici da utilizzare nella didattica. Basti pensare che all’art. 15 della stessa legge veniva indicato il biennio 2011/2012 come data approssimativa per la sostituzione dei volumi cartacei con testi elettronici scaricabili da internet o misti. Da quel momento, il mercato dei testi scolastici è stato profondamente scosso dalle innovazioni normative, coinvolgendo insegnanti, genitori, studenti ed editori, che hanno dovuto rielaborare il concetto di libro dalla fase della progettazione a quella della vendita.

 

Una decisione condivisa da tutte le forze politiche, con il benestare dei diversi ministri dell’Istruzione che si sono succeduti negli ultimi cinque governi, tanto da aver dedicato due miliardi di euro alla voce "digitale" dal 2008, anno nel quale la ministra Gelmini investì più di 90 milioni di euro per l’acquisto delle lavagne interattive. Un dato importante, confermato anche da un’inchiesta condotta dall’Espresso, che si scontra, però, con la situazione attuale delle classi, ancora in fase organizzativa. La scuola italiana, infatti, conta un numero di lavagne multimediali minimo rispetto agli istituti scolastici e solo il 6,1% di proiettori interattivi: numeri che scendono se si considera l'esiguità dei fondi per la manutenzione in caso di guasti e di riacquisto, nelle ipotesi di furto. Ai fini di un efficientamento dei sistemi digitali, anche la ministra Stefania Giannini ravvisò l’urgenza di introdurre la connessione internet a banda larga con circa 103 milioni di euro messi a disposizione del Miur, ma poi sono occorsi ben 10 milioni per il pagamento delle relative bollette. Eppure, nonostante tutto, i libri digitali sono sfruttati raramente e in uno dei suoi ultimi bilanci il colosso dell’editoria scolastica, Mondadori, ha dichiarato che la vendita dei libri digitali si è riconfermata non significativa, con un incremento dei ricavi pari al 12,1% collegabile all’implementazione delle vendite della Rizzoli Libri digitale.

 

Problemi di adeguamento tecnico, ideologico o economico?

Quella del libro digitale è una rivoluzione che ha trovato terreno molto fertile dal punto di vista ideologico, dal momento che non ha incontrato resistenze da parte del corpo docente e degli alunni, pur dovendosi scontrare con il radicamento secolare dell’uso dei libri di testo ancora molto sentito, come sostiene Federico Enriques, noto editore e politico italiano. Una tendenza che ha bloccato il decollo del progetto e che si aggiunge ad altre criticità di natura tecnico-logistica avvertite da tutta la scuola italiana. Basti pensare che i libri elettronici sono equivalenti in tutto alle versioni cartacee, ma necessitano di supporti come iPad o Pc ed è proprio questo il punto dolente, la disponibilità di tali device in tutte le famiglie, con la conseguenza che a oggi, si è avuta una diffusione degli e-book inferiore al 20% rispetto agli altri Paesi del nord Europa e non solo a causa di mancanza di connessione.

 

Si tratta di risorse importanti per gli alunni, soprattutto per la fascia d’età tra i 13 e i 19 anni, spesso demotivati nello studio per l'utilizzo di metodologie didattiche obsolete e poco coinvolgenti. Basti considerare i risultati positivi ottenuti da alcuni istituti italiani di scuola superiore, che hanno dedicato "classi flipped" e cioè veri e propri laboratori di scienze, storia, tecnologia e musica digitale. Progetti in itinere, che vanno implementati e perfezionati ma danno buone speranze per un futuro digitale.

 

Come vedremo, il metodo digitale non sempre migliora l’apprendimento ma semplifica la didattica, la rende vivace, dinamica e scattante, per attrarre in misura crescente le nuove generazioni.

 

I vantaggi della diffusione dei libri elettronici nella scuola

Abbiamo già detto che i libri elettronici scolastici sono perfettamente equivalenti a quelli cartacei nel contenuto e nella leggibilità, con alcuni benefici pratici che dovrebbero spingere la scuola a promuoverli e le famiglie ad accoglierne i cambiamenti. Il primo vantaggio è di tipo economico, dal momento che si ravvisa un risparmio che raggiunge il 40% rispetto al libro cartaceo, con la possibilità di ridurre il carico dello zaino fino al 90%, poiché in un solo e-reader vengono contenuti tutti i testi. Ma non solo, il libro elettronico così concepito, gode di alcune utility davvero importanti, come la possibilità di prevedere aggiornamenti, approfondimenti e piattaforme virtuali con le quali alunni e docenti possono interagire.

 

Si tratta di supporti che è possibile leggere con il programma di sintesi vocale sfruttando il riconoscimento dello scritto per riprodurlo a voce alta, con funzioni che consentono di evidenziare parti importanti e prendere appunti, riassumere interi testi e realizzare mappe concettuali per mettere in collegamento argomenti diversi.

 

Un mondo digitale che ridurrebbe il consumo di carta, rendendo la scuola ecosostenibile e green, aiuterebbe gli studenti a liberarsi del peso eccessivo dello zaino e creerebbe finalmente quell’interazione tra insegnanti e studenti che tanto si auspica all’interno della scuola.

 

Così abbiamo visto l’implementazione nelle classi delle Lavagne Interattive Multimediali, chiamate anche LIM, con pacchetti preconfezionati che ne agevolano l’utilizzo come strumento didattico. Gli editori più all’avanguardia si sono spinti fino alla creazione di contenuti dalle forme liquide, che sono privi dell’impaginazione classica del libro di testo e si adeguano ai diversi supporti digitali: tante idee innovative e funzionali di cui attendiamo speranzosi la diffusione.

 

Un’altra questione riguarda l’efficacia del metodo digitale e dunque la capacità di rendere più avvincente e semplificata la lezione con un’attenzione maggiore da parte degli studenti. Si è occupato dello studio un noto ricercatore italiano, il dottor Marco Gui della facoltà Bicocca, che ha elaborato uno studio sull’impatto che tre differenti tecnologie come le connessioni wireless, le lavagne interattive e i dispositivi mobili svolgono sull’apprendimento della matematica e dell’italiano nelle scuole italiane secondarie. Lo studio ha analizzato gruppi di ragazzi che utilizzavano esclusivamente digital device con altri che invece si rifacevano al metodo didattico classico e non è emerso alcun effetto particolarmente significativo nella qualità dell’apprendimento. Un progetto che ci fa comprendere come la digitalizzazione non influisca sulle capacità degli studenti ma sulle potenzialità di coinvolgimento del metodo.

 

Libri elettronici: quanti anni occorrono per una digitalizzazione completa?

Dopo la legge che ha introdotto i libri elettronici nelle scuole italiane, gli istituti hanno compiuto i primi sforzi per adeguarsi alla normativa, ma con grande lentezza e senza investire le somme necessarie per un’estensione a 360 gradi. Se, infatti, il passo più importante è stato fatto e cioè quello del riconoscimento della necessità di una rivoluzione digitale anche nelle classi, è necessario che la scuola si avvicini quanto più possibile ai "nativi digitali". Questo significa estensione dei contenuti del libro digitale su tutti i principali device, come smartphone e Ipad che sono generalmente presenti nelle famiglie e renderebbe accessibile il loro utilizzo a tutti, abbattendo le differenze economiche che li separano. Se ciò non avverrà, il rischio è quello di generare un enorme gap tra le ore trascorse a studiare, sempre più noiose a causa di strumenti superati e senza attrattiva e la restante parte del tempo, nel quale i ragazzi utilizzeranno dispositivi multimediali, interattivi e pieni di stimoli che purtroppo manterranno una finalità esclusivamente ludica senza trasformarsi in materiale formativo didattico.

 

C'è però da dire, come auspicio per il futuro, che il tempo che abbiamo vissuto a causa della pandemia, ha portato grandi squilibri ma ci ha costretti a fare passi da gigante nel mondo della tecnologia, "obbligando" istituzioni, docenti e famiglie ad adattarsi alla rivoluzione digitale a cui non riuscivamo a tenere testa. Nella difficoltà generale, questo aspetto si presenta come un raggio di luce e speranza che il processo di modernizzazione e digitalizzazione è ormai avviato e non può che essere implementato. Lo abbiamo visto durante le lezioni in DAD e nella condivisione di contenuti multimediali in diretta, nella lettura obbligata di brani, capitoli di storia e spiegazioni di diversi argomenti in modalità virtuale.