Spaced learning: che cos'è e come funziona

13 gennaio 2022 5 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Lo Spaced Learning, tradotto con apprendimento intervallato, è l’organizzazione della lezione in classe in tre tempi diversi così composti: tre momenti di "input" e due intervalli.

Come vedremo, si tratta di una metodologia che ha importanti riscontri scientifici e prende le mosse da uno studio elaborato da R. Douglas Fields dell’Istitutto Nazionale per la Salute e lo Sviluppo del Bambino negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista scientifica Scientific American Fields. Secondo lo studio, il supporto biologico della memoria umana si fonda su una serie di cellule connesse tra loro nel cervello come in una fitta rete e il merito degli scienziati è stato proprio quello di analizzare il modo in cui ogni cellula viene attivata e collegata al resto delle cellule. La scoperta che ha stupito i soggetti coinvolti nell’esperimento è stato il motivo dell’attivazione delle cellule, che non era la continua e costante stimolazione ma l’intervallo tra momento di lavoro e momenti di vuoto, durante i quali la cellula non viene stimolata perché resta inattiva. Ciò che viene ripetuto spesso durante le sessioni di lavoro è che è importante rispettare i momenti di vuoto e di stimolazione: cosa significa? Che se il cervello funziona in modo continuo, non riesce a dare gli stessi risultati rispetto ad una concentrazione interrotta da pause di almeno dieci minuti per volta. Questi momenti di stop serviranno a stimolare il cervello per la fase successiva e per costruire una memoria più duratura. L’apprendimento intervallato fu sperimentato da Paul Kelley per la prima volta, ma utilizzato in special modo nel Nord Inghilterra presso la Monkseaton High School con grande successo, ottenendo buoni risultati sia nell’ottimizzazione della concentrazione che per l’implementazione dell’attività cognitiva degli alunni. Il metodo, ovviamente, deve essere ben articolato durante la lezione e strutturato con intervalli e input a cadenza fissa, per essere in grado di provare una teoria scientifica secondo cui l’attenzione non ha una durata indeterminata e che il cervello riesce a conservare le informazioni che vengono ripetute.

 

La struttura dello Spaced Learning in classe: il lavoro del docente

Lo Spaced Learning richiede formazione specifica da parte dei docenti e una certa esperienza per svolgere tutte le fasi nei modi e nei tempi giusti. È importante articolare la lezione in tre fasi di input e in due intervalli che durano lo stesso lasso di tempo:

  • Nel primo input il docente deve fornire quelle informazioni che agevoleranno gli alunni nella lezione. Tale fase ha una durata che non può essere predeterminata perché varia in base alla dinamica con cui si evolve l’input. Segue un momento di intervallo di dieci minuti durante i quali non bisogna né parlare né fare riferimenti all’argomento della lezione.
  • Nel secondo input il docente ripropone nuovamente l’argomento trattato nel primo momento ma da altri punti di vista, facendo cioè esempi diversi o ripercorrendolo con parole diverse. È necessario, poi, prendere un altro intervallo di dieci minuti trascorsi come il primo stop per poi riprendere nuovamente la lezione.
  • La lezione termina con la terza fase, riprendendo sempre lo stesso tema ma con attività che deve svolgere lo studente e non il docente. Tale step è necessario per fissare i contenuti proposti facendoli attecchire definitivamente nella sua memoria. In questo modo i ragazzi dimostrano di aver compreso, acquisito e assorbito l’insegnamento attraverso esercitazioni specifiche e situazioni-problemi da risolvere. Ma non solo, dopo la fase di esercitazione, il docente deve verificare la comprensione del topic da parte dell’intera classe.

Spiegato in questo modo, si comprende che lo Spaced Learning non è un metodo che può essere improvvisato o che può essere oggetto di personalizzazioni, perché segue uno schema preciso, studiato e preventivamente elaborato che deve rispettare tempi e argomenti per dare il tempo di essere interiorizzati dall’alunno e poi memorizzati. Secondo questa teoria, la memoria può essere paragonata a un percorso strutturato della mente che deve essere ripercorso più volte per essere fissato nella mente in modo indelebile. Per lezioni di questo tipo sono molto utili strumenti di facile reperibilità nelle scuole come PowerPoint, gli spazi abbastanza ampi e il materiale adeguato per le pause. Ovviamente, è necessario che il docente riesca a mantenere ordine durante le pause senza lasciare spazio al caos, elaborando attività ricreative adeguate alle fasce di età e alla personalità degli alunni. L’insegnante deve avere tempo a sufficienza per preparare la lezione scegliendo il tema giusto, le attività della pausa, gli esercizi per la valutazione finale e un tempo per permettere agli studenti per porre tutte le domande. Il vero punto di forza dello Spaced Learning è la possibilità di organizzare lezioni inclusive che riescono a coinvolgere anche gli alunni con DSA o con ridotta conoscenza della lingua italiana, aiutandoli a prepararsi in modo adeguato e con largo anticipo. Ma non solo, ascoltando gli altri che espongono le loro presentazioni o che fanno domande sul topic, si continua a ripetere l’argomento interiorizzandolo completamente. Un lavoro che si delinea in diversi momenti e che richiede uno studio specifico da parte degli insegnanti, attenzione degli studenti e un'organizzazione spazio-temporale della classe adeguata per ottimizzare la comprensione e favorire la buona riuscita di ogni progetto.

 

Perché lo Spaced Learning è così efficace e in quali materie si rivela utile

Secondo il dottor Kelley la memoria umana tende ad affievolirsi rapidamente quando non viene rafforzata e sostenuta da ripetizioni regolari e successive a fasi di pausa. Questo significa che secondo tale studio è difficile mantenere un apprendimento solido nel lungo periodo quando è stato elaborato in un singolo evento: questo succede perché non esiste una learning curve in cui la mente apprende con il tempo. Vi è però la possibilità di individuare una forgetting curve in cui si perde in modo graduale ciò che si è appreso e che non è stato più utilizzato. Si tratta di un meccanismo che funziona anche nel mondo del lavoro, quando i lavoratori imparano determinate mansioni che non svolgono immediatamente dopo: in questi casi, solitamente, il lavoratore dimentica facilmente ciò che gli è stato spiegato, vanificando il tempo di training. Per evitare questo problema è necessario utilizzare il metodo dello Spaced Learning che richiede la stimolazione della memoria, suddividendo la sessione in tre sessioni brevi da dieci minuti, con la prova pratica da svolgere alla fine. Le materie in cui può essere applicato tale metodo sono le più varie: dalla storia alla scienza, passando per la letteratura italiana e in lingua straniera. Storia e geografia si prestano facilmente al metodo Spaced Learning perché permette di attualizzare i contesti favorendo una fase di question time da parte degli alunni.

 

Negli ultimi mesi le scuole hanno provato a introdurre anche il microlearning per provare a realizzare il metodo, riducendo i tempi di spiegazione e di pausa. La lezione così organizzata ha portato buoni risultati, anche se non ottimali come nel caso dello Spaced Learning classico. Il rispetto dei tempi, infatti, è importante quanto la capacità del docente di esprimere il tema in modo chiaro ed esaustivo, per mettere gli studenti nella posizione di fare una buona esercitazione e di dare ottimi risultati. Nato nel Regno Unito, questo innovativo metodo è stato accolto molto favorevolmente dai docenti italiani che lo hanno sperimentato nelle scuole elementari, medie, nei licei e negli istituti professionali in tutte le discipline, sia umanistiche che scientifiche. Alcune scuole del nostro Paese hanno sperimentato lo Spaced Learning anche per discipline più tecniche come tecnologia o per gli esercizi di educazione fisica, ma anche per la geometria o per l'inglese, con una buona risposta degli alunni sia in termini di interesse che di risultati. Si tratta, insomma, di una vera e propria rivoluzione culturale che rientra nel grande progetto di digitalizzazione e modernizzazione della scuola italiana che porterà grandi vantaggi sia dal punto di vista metodologico che didattico.