Empatia e intelligenza emotiva diventano didattica. Approvato il disegno di legge alla Camera.

07 febbraio 2022 3 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

L’11 gennaio la Camera dei Deputati ha approvato, praticamente all’unanimità (340 voti favorevoli, nessun contrario), la Proposta di Legge n. 2782 dal titolo “Disposizioni in materia di insegnamento sperimentale dell'educazione all'intelligenza emotiva nelle scuole di ogni ordine e grado”, volta a introdurre le competenze non cognitive a scuola e valorizzare le competenze emotive nei programmi didattici.

 

Una volta approvata anche dal Senato, la riforma introdurrà una piccola rivoluzione nel settore educativo. A partire dall’avvio dal prossimo anno scolastico di una sperimentazione volontaria nazionale per l’inserimento di attività finalizzate allo sviluppo delle competenze non cognitive e un’attività di formazione dei docenti.

 

Che cosa sono esattamente le competenze “non cognitive”?

Le competenze non cognitive - chiamate anche life skill - sono quelle abilità che portano a comportamenti positivi e di adattamento, che rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni. E non sono in contrasto con le competenze cognitive, anzi, ne sono completamento e fattore di amplificazione.

 

Nel 1993 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato per la prima volta l'elenco delle life skill essenziali, che tutti dovrebbero curare:

 

  • consapevolezza di sé
  • gestione delle emozioni
  • gestione dello stress
  • comunicazione efficace
  • relazioni efficaci
  • empatia
  • pensiero creativo
  • pensiero critico
  • prendere decisioni
  • risolvere problemi

 

Di queste competenze fa naturalmente parte anche l’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di leggere, interpretare e gestire le proprie e altrui emozioni. In un mondo in rapido mutamento come il nostro, infatti, è cruciale per la crescita, lo sviluppo e il miglioramento saper instaurare relazioni sane, profonde e arricchenti, con ricadute benefiche su quasi ogni aspetto della vita, a partire naturalmente dalla formazione.

 

Perché empatia e intelligenza emotiva sono così importanti?

Lavorare sull'educazione emotiva è fondamentale perché a scuola come a casa, al lavoro e in quasi tutti gli ambiti della vita, è la componente emotiva a fare la differenza. Ma in particolare è importante lavorare con bambini e adolescenti a scuola perché la scuola ha il compito di ricomporre il disorientamento verso il mondo circostante e di fornire alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi tutti gli strumenti per superare le criticità generate dalla pandemia e potersi affermare nella vita. Come sottolinea Vittoria Casa, presidente commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera: “Oggi integrare nella didattica le competenze relative alla flessibilità, alla creatività, all’apertura mentale, alla stabilità emotiva, alla capacità di argomentare, interagire, discernere, è altrettanto fondamentale che apprendere i diversi saperi disciplinari”.

 

Ma empatia e intelligenza emotiva sono importanti anche per un altro motivo: secondo la proposta di legge, infatti, servono per "migliorare il successo formativo prevenendo analfabetismi funzionali, povertà educativa e dispersione scolastica". Del resto il premio Nobel James Heckman aveva già esteso tale importanza dimostrato la decisività delle competenze non cognitive – come l’affidabilità, la capacità di lavorare in gruppo, la perseveranza, l’impegno, la disponibilità ad imparare – in ogni stadio della vita di un individuo, nel processo di apprendimento come nel mondo del lavoro.

 

Secondo molti esperti, inoltre, valorizzando le doti non prettamente legate allo studio, si potrebbero coinvolgere maggiormente anche gli alunni più difficili, riducendo l’abbandono scolastico (99.000 studenti ogni anno) e mitigando il fenomeno dei Neet (i giovani che non studiano né lavorano), che vede purtroppo l’Italia ai primi posti nei Paesi più avanzati.

 

Come posso avviare la sperimentazione nella mia scuola?

La sperimentazione potrà essere avviata nelle scuole di ogni ordine e grado. Infatti intelligenza emotiva e capacità di stare in gruppo, gestione dello stress e pensiero critico, comunicazione efficace ed empatia non sono solo competenze che una volta adulti si inseriscono nei curriculum e che possono fare la differenza nel momento di entrare nel mondo del lavoro, ma servono anche per stare bene in gruppo, cooperare, ascoltarsi, a ogni età. E proprio per questo è necessario svilupparle sin dall’infanzia, equipaggiando i nostri studenti con tutti gli strumenti necessari per affrontare il futuro.

 

Come spiegano diversi pedagogisti, esistono già diversi metodi di insegnamento che integrano alle cognitive skills le competenze emotive, promuovendo il pensiero critico e la cooperazione tra bambini e ragazzi insegnando loro a riflettere, gestire e parlare delle proprie emozioni. E il modello è quello delle scuole svedesi, che già dal 1970 hanno in programma “l’ora di empatia” (Klassens tid). Tuttavia, in base all’attuale proposta di legge, in Italia non sarà necessario svolgere più ore di insegnamento, ma le scuole che aderiranno alla sperimentazione saranno tenute a rivedere il metodo d’insegnamento e introdurre nei programmi life skill e competenze emotive.

 

Sempre se sarà approvata la legge anche in Senato, a partire dall'anno scolastico 2022/2023, le scuole secondarie di primo e secondo grado potranno candidarsi per partecipare alla sperimentazione secondo le modalità che saranno indicate dal Ministero dell’Istruzione.

 

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