Chi è il referente bullismo e cyberbullismo e di che cosa si occupa

16 marzo 2022 5 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

L’evoluzione tecnologica e l’accesso facilitato al mondo virtuale hanno causato, come effetto sociale negativo, un distanziamento tra le persone e una liquefazione delle relazioni personali. Non possiamo negare, infatti, che oggi molti giovani e adulti preferiscono comunicare via social, evitando l’incontro in presenza. In questo modo è possibile trasformarsi in chiunque, mimetizzandosi tra i milioni di profili senza mostrarsi come realmente si è. Da qui la nascita di profili falsi e l’instaurarsi di rapporti fondati esclusivamente su messaggi, foto riprodotte ad hoc e spesso non realistiche, con l’aumento esponenziale dei rischi di bullismo e cyberbullismo, soprattutto tra i giovani nelle scuole. Proprio per arginare tale fenomeno, il Governo ha introdotto una norma che obbliga le scuole a nominare un referente per il bullismo, con compiti precisi di prevenzione e risoluzione di tali casi.

 

Bullismo a scuola: la nuova piaga che dilaga

Ma cos’è il bullismo e quali danni può causare alla vittima?

 

Per bullismo si intende il compimento di atti violenti, fisici o verbali, che causano disagio e senso di frustrazione alla vittima. Più precisamente, i presupposti per definire il comportamento di un bullo come rientrante nella fattispecie del bullismo sono quelli che Dan Owleus, psicologo svedese, ha indicato nel suo libro "Bullismo a scuola", individuando ben tre requisiti di tipo sostanziale:

  • l'intenzionalità di arrecare offesa con un comportamento;
  • la continuità delle aggressioni nel tempo;
  • il rapporto di tipo asimmetrico tra vittima e bullo.

Ma non solo, il comportamento del bullo deve integrare sia azioni dirette, come la violenza fisica, sia azioni indirette, come la violenza psicologica e verbale, spesso tendente all’isolamento della vittima.

Analizzando il tema in modo minuzioso, l’autore ha gettato le basi all’intervento normativo in molti Paesi d’Europa, tutti accomunati dalla stessa problematica. Le leggi introdotte in Italia contro bullismo e cyberbullismo sono la Legge n. 107/2015 conosciuta come "legge sulla buona scuola" e la Legge n. 71/2017 che contiene una serie di norme atte a prevenire e contrastare il cyberbullismo, oltre all’introduzione di una figura obbligatoria in ogni scuola, il referente scolastico per tutte le iniziative contro il bullismo e il cyberbullismo. La stessa legge ha lasciato un ampio spazio di autonomia alle amministrazioni scolastiche nelle decisioni che riguardano le attività curricolari, extracurricolari e le scelte degli insegnanti, le finalità organizzative ed educative attraverso un Piano Triennale di Offerta Formativa, che deve ricomprendere anche le attività di prevenzione del bullismo e del Cyberbullismo. Obiettivo primario di tale progetto è quello di assicurare in modo diretto la prevenzione di ogni forma di violenza di genere e ogni forma di discriminazione. Si tratta di un documento soggetto all’approvazione del Consiglio d’istituto che deve contemplare specifiche attività, ma sempre in linea con quegli obiettivi previsti a livello nazionale. Proprio per questo deve essere progettato coinvolgendo le diverse istituzioni sociali, culturali ed economiche già operanti sul territorio, congiuntamente agli enti locali, valutando, infine, le proposte e i pareri delle associazioni degli studenti e dei genitori. L’art. 4 comma 3 della legge n. 71 del 2017 inserisce una figura di sostegno in ogni istituto con specifici compiti di organizzazione e coordinamento delle iniziative di contrasto e prevenzione del fenomeno. Il referente, dunque, è una figura di riferimento scelta tra il corpo docenti presenti nell’Istituto Scolastico ed è in grado di agire in piena autonomia nei limiti dettati dalla normativa. Il referente, inoltre, può agire da solo o avvalendosi della collaborazione di soggetti esterni alla scuola come psicologi, carabinieri, polizia o esperti del settore.

 

Le criticità della norma: il riferimento ai casi concreti

Le difficoltà che si presentano maggiormente nel campo del bullismo scolastico riguardano la capacità di comprendere se quel determinato evento si è verificato tra le mura scolastiche o esternamente, e se il comportamento illecito dello studente possa essere punito anche se tenuto fuori dagli orari di scuola. Viene in aiuto, a tal proposito, il Tar-Campania-Napoli sezione IV che si è pronunciato con sentenza numero 6508 dell’8 novembre 2018. Nel caso in questione, uno studente aveva inviato messaggi offensivi e provocatori sulla chat della classe ma fuori dall’orario scolastico ed era stato oggetto di provvedimento disciplinare da parte del referente scolastico. In questo caso, il collegio di giudici ha ritenuto legittima la reazione della scuola e il provvedimento preso dal Consiglio di classe, nello specifico una scuola secondaria di primo grado, che aveva deciso di attribuire come voto di comportamento 7/10 a una studentessa al termine dell’intero ciclo di studio, perché autrice di atti di bullismo. La ragazza, infatti, aveva scritto sulla chat whatsapp di classe frasi offensive esplicite rivolte a una compagna. Per il mondo della scuola tale episodio è diventato un caso emblematico, perché ha dato rilevanza a quegli episodi che pur non verificandosi tra le mura scolastiche si ricollegano direttamente ai rapporti tra compagni di uno stesso nucleo scolastico, con abuso verbale e violenza psicologica di un ragazzo nei confronti dell’altro. In quest’ottica, il referente scolastico diventa non solo il garante dell’ordine ma anche un deterrente per tutti gli studenti che intendano intrattenere comportamenti non corretti nei confronti dei loro colleghi.

 

I compiti del referente per la prevenzione e il contrasto di bullismo e cyberbullismo

La Legge n. 107/2015 con l'introduzione della figura del referente per la prevenzione del fenomeno del bullismo ha fatto da apripista a una serie di iniziative, tra cui l’istituzione, nel maggio del 2021, di un Team Antibullismo e di un Team per l’Emergenza, che deve farsi carico dei casi di bullismo che si verificano all’interno del proprio Istituto. Tra le attività di prevenzione, il referente deve raccogliere tutte le pratiche educative positive e le azioni di monitoraggio per ottenere un vero e proprio modello di e-policy d’Istituto, che deve essere diffuso e letto da tutti gli studenti. Tale studio rappresenterà la base per la stesura o la revisione del Regolamento d’istituto o di quei documenti emanati dal dirigente come PdM, PTOF o Rav che contengono le misure di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Ma non solo, il referente assurge a punto di riferimento anche per le vittime, le loro famiglie e i docenti coinvolti, propone al Collegio dei docenti e organizza corsi di formazione e aggiornamento, coordina il team Antibullismo e quello per l’Emergenza e monitora in modo attento i casi di bullismo all’interno del proprio istituto. Al referente spetta conoscere, prima di tutti, i casi di Bullismo e Cyberbullismo che si verificano all'interno delle classi, affinché possa prendere provvedimenti immediati. Si tratta di figure interne alla scuola ma adeguatamente formate, in grado di affrontare casi più o meno gravi in modo congruo. A tal fine il Ministero della Pubblica Istruzione, per venire incontro a queste problematiche, ha attivato la piattaforma digitale Elisa che mira a formare e guidare i docenti referenti.

 

Il referente per la legalità: educare le coscienze come forma di prevenzione

Strettamente legata alla precedente figura è il referente della legalità, che mira a prevenire comportamenti illegali da parte dei propri studenti. Tale soggetto svolge il compito di educare alla legalità con lezioni di Cittadinanza e Costituzione per formare cittadini attivi, responsabili e consapevoli dei propri diritti e doveri. Come per il referente per la prevenzione e il contrasto di bullismo e cyberbullismo, anche il referente per la legalità ha il compito di curare e diffondere iniziative specifiche che si snodano attraverso progetti, bandi e attività organizzate da enti esterni o promosse dallo stesso Ministero. Inoltre, è tenuto a collaborare strettamente con il referente per il bullismo, in quanto le due figure, benché distinte, si intrecciano e sono l’una il presupposto dell’altra. La ratio della norma, infatti, è rendere attive le coscienze degli studenti sin dalla scuola primaria, educare ogni mente al rispetto dell’altro e alla conoscenza di quei limiti invalicabili del rispetto umano. L’idea principale è proprio quella di fornire delle nozioni di legalità semplificate sin da piccoli, per formare le menti e le coscienze dei nostri studenti evitando episodi di violenza e bullismo. I due referenti, infine, operano congiuntamente per il recupero di quegli studenti che sono a rischio, curando la loro formazione e diffondendo le buone pratiche, per promuovere i valori della tolleranza, della democrazia e della giustizia.