Insegnare una lingua straniera ai bambini: come e perché farlo

10 novembre 2022 5 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

I bambini più piccoli possono imparare una lingua straniera? Una domanda attuale e per nulla scontata, visti i recenti progressi in fatto di apprendimento. Oggi più che mai, infatti, docenti ed esperti in educazione hanno diminuito l’adozione dei tradizionali metodi d’insegnamento, in favore di altri più innovativi. Come sempre, noi di Scuola.net abbiamo fatto il punto della situazione e approfondito il tema. Nelle prossime righe, spiegheremo nel dettaglio come coinvolgere il bambino in questo percorso ed evitare che sviluppi avversione per il secondo idioma.

 

Perché insegnare una lingua straniera nella prima infanzia?

Nei primi anni di vita, i bambini manifestano una naturale propensione all'apprendimento del linguaggio, questo vale sia per l’Italiano, sia per le lingue straniere. Il bambino durante questa fase non prova ansia da prestazione, non ha quindi paura di sbagliare. Altro fattore da tenere a mente è la facilità con cui i bambini apprendono il linguaggio che li circonda a quest’età. Dobbiamo fare una distinzione importante fra imparare e acquisire una lingua. Il primo è un processo famigliare più o meno a tutti e viene messo in atto nel momento in cui si studia coscientemente una lingua. Acquisire una lingua straniera, invece, avviene inconsapevolmente quando si interagisce abitualmente con la lingua stessa, anche senza studiarne la grammatica. I bambini sono bravissimi nell’acquisizione e di conseguenza sono facilitati nell’apprendimento delle lingue.

 

Per quale motivo l'approccio diretto con un insegnante privato potrebbe non funzionare?

Facciamo una premessa: durante la primissima infanzia i bambini imparano una lingua per via imitativa. È come se il bambino volesse interiorizzare gli interessi dei genitori e delle persone più vicine, assorbirne ogni loro mossa e identificarsi in tutto e per tutto. I bambini in età prescolare sono naturalmente più portati ad imparare una seconda lingua perché imitano gli adulti ed i loro comportamenti; questo vale anche per le lingue, quindi se genitori o docenti parlano con lui in due o più lingue, il bambino sarà automaticamente portato ad imitarli. Affinchè il processo di apprendimento si riveli proficuo, la trasmissione della lingua straniera al bambino non deve avvenire tramite un approccio verticale insegnante-allievo, ma attraverso la condivisione. In altre parole, insegnanti e genitori conoscono o imparano una seconda lingua e trovano le occasioni per parlarla nella vita quotidiana. Genitori e docenti possono e devono usare la seconda lingua come parte integrante della loro routine. Bastano anche semplici azioni come guardare un film, fare acquisti su un sito web o ascoltare della musica straniera, ospitare un ragazzo o una ragazza alla pari, fare scambi culturali, conversare con dei conoscenti o leggere un quotidiano proveniente dall'estero. Il tutto deve avvenire rendendo partecipe il bambino e coinvolgendolo nell'esperienza. Pertanto, il piccolo percepisce il secondo idioma come parte della vita dei genitori e dei maestri e perfettamente integrato nella routine giornaliera. Almeno in età pre-scolare, quindi, la presenza di un insegnante privato non si rivela una scelta utile. L'apprendimento deve avvenire attraverso l'interazione con i familiari e, al limite, i maestri d'asilo, in quanto più a stretto contatto con il piccolo.

 

Apprendimento passivo e attivo

Comprendere la distinzione tra i concetti di apprendimento attivo e passivo agevola la trasmissione di nozioni e favorisce lo sviluppo di competenze a lungo termine. Quando sarà adulto, il bambino ricorderà quanto appreso durante l'infanzia e non troverà difficoltà nell'applicarlo. Nei primi anni di vita, i genitori dovrebbero prendere l'impegno di capire quali sono i concetti che il proprio figlio riesce a interiorizzare senza alcuna difficoltà e lavorare su questi ultimi. Tramite l'ascolto e l'integrazione della nuova lingua nel quotidiano, il piccolo potrà renderla parte delle proprie abitudini e impararla in maniera naturale, cioè in modo passivo. L’apprendimento passivo risulta efficace fino a quando il bambino non inizierà a leggere o scrivere, quindi proprio dai primissimi anni alle scuole elementari. Le modalità di apprendimento attivo, invece, consistono nel focalizzare l'attenzione su determinati aspetti dell'idioma, consapevolmente. Alcuni esempi sono lo studio della grammatica, la memorizzazione di liste di vocaboli, la frequenza di corsi di vario livello e la lettura di testi di approfondimento. Potete approfittare, ad esempio, dei primi esercizi di scrittura per mostrare al piccolo la traduzione di alcuni vocaboli, come casa, mamma, papà, albero, fiore, gatto, cane e tutti quelli che ritenete opportuni.

 

Metodi adatti dai 0 ai 3 anni

In questa fascia d'età, l'apprendimento è di tipo passivo e si basa sulla comunicazione direttatra adulti e bambini; non è importante, quindi, che il piccolo abbia imparato a dire le prime parole o frasi di senso compiuto in italiano. Tra i metodi consigliati ricordiamo: • parlare la seconda lingua nelle stesse situazioni in cui utilizzate la prima:

  • cambio del pannolino,
  • pappa,
  • pre-nanna 
  • avere contatti con persone che conoscano la seconda lingua e siano disposte a comunicare con il bambino
  • estendere l'uso del nuovo idioma al gioco, nel ballo e nel canto  
  • leggergli una storia in lingua straniera facendolo interagire con voi.

Applicando tali suggerimenti tutti i giorni, favorite l'interiorizzazione delle nozioni di base molto prima dell'ingresso a scuola e, allo stesso tempo, preparate il piccolo a forme di apprendimento più strutturate e complesse per il futuro.

 

Metodi per la fascia di età tra i 3 e i 6 anni

In questa fase successiva dello sviluppo psico-fisico del bambino, le opportunità di interazione aumentano sensibilmente. Di solito, il piccolo sa esprimersi con frasi di senso compiuto e ha raggiunto una coordinazione motoria tale da permettergli di svolgere un discreto numero di attività. Come già anticipato, l'apprendimento non è più soltanto di tipo passivo, ma anche attivo. Proponiamo le modalità più efficaci, da mettere in pratica a casa e a scuola:

  • leggere delle storie nella seconda lingua, consentendo al piccolo di calarsi nella parte del protagonista
  • inventare giochi e canzoncine per imparare lettere, numeri e parole nuove
  • metterlo in contatto con altri bambini che conoscano il nuovo idioma, anche madrelingua e un po' più grandi, e farli incontrare spesso.

Per favorire questo ultimo caso, un’idea da proporre è quella di organizzare dei gruppi di laboratorio artistico-creativo: in tale contesto, i piccoli possono disegnare, colorare, fare dei collage e altri piccoli lavori manuali, a patto di non parlare in italiano.

 

Gestione del rifiuto della seconda lingua

Una lingua madre, italiano nel nostro caso, nettamente predominante sull'altra e mancata padronanza del secondo idioma, possono portare il bambino a esprimersi soltanto in italiano. Il consiglio è, in questo caso, di perseverare nell'intento iniziale e introdurre dei rituali come una filastrocca o un gioco nella lingua da apprendere: generalmente, la questione si risolve in maniera spontanea. Anche la sensazione di essere diverso dagli altri porta il piccolo a rifiutare la seconda lingua. È il caso dei figli di immigrati, che cercano di imparare l'idioma nazionale e di perdere l'accento del paese d'origine, al fine di integrarsi completamente il prima possibile.

 

Miti da sfatare riguardo l'apprendimento delle lingue straniere nell'infanzia

Tanti genitori precludono ai propri figli la possibilità di diventare bilingue perché loro stessi conoscono una sola lingua e non si sentono in grado di trasmettere la conoscenza di una lingua straniera al bambino. Pertanto, aspettano che i figli entrino all'asilo o alla scuola elementare, per far imparare loro un nuovo idioma. Per lo stesso motivo, anche molti maestri sono restii ad insegnare una lingua straniera ai bambini più piccoli, poiché ritengono di non avere conoscenze adeguate. Un mito da sfatare è proprio questo: non serve essere madrelingua per un compito del genere, normalmente è sufficiente un livello base e non si richiede una preparazione particolarmente approfondita. La tendenza maggiore per insegnare una seconda lingua è quello di far vedere film e cartoni animati in lingua originale sottotitolati, ma questo non è un buon metodo apprendimento. Prima delle scuole elementari, il bambino non sa ancora leggere i sottotitoli in autonomia, quindi meglio aspettare.