Studenti con plusdotazione cognitiva: come comportarsi

13 dicembre 2022 3 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

I bambini con plusdotazione cognitiva, negli ultimi anni, hanno attirato sempre più attenzione, tanto da spingere il MIM a inserirli tra i soggetti che necessitano di Bisogni Educativi Speciali (BES). Necessaria è la progettazione di percorsi di studio personalizzati capaci non solo di valorizzare il talento che li contraddistingue, ma di impedire che il loro potenziale cognitivo si trasformi in motivo di emarginazione e disagio. Ecco perché è importante saperli riconoscere, sebbene il terreno sia ancora poco conosciuto, imparare a capire i loro bisogni e insegnare alla scuola come occuparsi di questa categoria.

 

 

Chi sono i bambini plus dotati

 

Secondo le statistiche, i bambini ad alto potenziale cognitivo (APC) rappresentano l'8% del totale degli alunni italiani. Una percentuale alta, un dato che quindi non può essere ignorato. Ma non è facile riconoscere tali soggetti e saperli distinguere da coloro che sono semplicemente brillanti. Non è infatti sufficiente limitarsi a considerare il solo QI e, sebbene ci siano caratteristiche che ne disegnano i tratti peculiari, non tutti i bambini plusdotati possono essere considerati uguali, in quanto ognuno si presenta con le proprie doti e i propri punti di forza.

 

Generalmente si parte, in ogni caso, da un QI non inferiore a 130, ma a questo dato si aggiungono molti altri tratti distintivi. L'alunno ad alto potenziale cognitivo manifesta delle capacità superiori e anticipate rispetto al suo target di riferimento, è particolarmente curioso, creativo ed esprime idee stravaganti, a volte bizzarre, ma sicuramente fuori dal comune. Pone molte domande ed è in possesso di grandi capacità di osservazione e memoria. La sua sensibilità è straordinaria e lo porta a non esprimere il suo talento per non sentirsi diverso e perciò emarginato. Preferisce rendersi anonimo e somigliare agli altri, tanto che il suo rendimento scolastico spesso non è eccezionale. Mentre i bambini brillanti apprendono con facilità e si mostrano interessati e curiosi, gli allievi plusdotati non sopportano l'inattività, sono sempre a caccia di nuove sfide e vengono attratti dalle novità. In loro è spesso evidente un disequilibrio tra sviluppo emotivo e cognitivo, tanto che il loro inserimento sociale può essere compromesso. Il precoce riconoscimento di questi tratti da parte dei genitori, degli insegnanti o di tutti coloro che sono vicini al bambino è determinante per evitare ripercussioni comportamentali.

 

 

Come riconoscere un alunno ad alto potenziale cognitivo

 

La condizione di plusdotazione non è una caratteristica fissa e immutabile. Se non adeguatamente alimentata, si rischia di perdere tutto o gran parte del potenziale con un appiattimento degli atteggiamenti, un diffuso senso di rinuncia e una riduzione delle abilità. Il talento in questione è un tratto che può modificarsi nel tempo e raggiungere l'eccellenza, se coltivato, o confondersi tra la media, se lo si lascia affievolire.

 

A un esame attento e approfondito da parte dell'insegnante, un bambino plusdotato può essere riconosciuto, ma la differenza tra APC, ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattiva) e DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento), è veramente sottile ed è perciò consigliabile sottoporre l'alunno a specifici test. L'alunno potrebbe decidere di non esibire le proprie capacità, mostrando al contrario iperattività e difficoltà di apprendimento, con lo scopo di integrarsi e farsi accettare dal resto della classe. Le differenze però sono sostanziali e facilmente riconoscibili, un bambino plusdotato può apparire distratto e assente, ma è in grado di ripetere senza alcuna difficoltà cosa si è detto in classe, al contrario di uno studente iperattivo che non sempre è capace di ricostruire un racconto.

 

 

Le problematiche degli alunni plusdotati

 

Quando questi bambini entrano nel sistema scolastico, nella maggior parte dei casi, sanno già scrivere e leggere e l'attesa che i coetanei arrivino al loro livello procura noia e disattenzione. Le conseguenze sono opposte, possono infatti disturbare con atteggiamenti vivaci e iperattivi oppure, al contrario, risultare apatici e svogliati.

 

A questo si aggiunge la condizione di non essere compresi e valorizzati dall'ambiente circostante. Il bambino plusdotato non risulta essere colui che appare perfetto, preparato e capace in tutto. Piuttosto, quando le sue abilità non vengono riconosciute, dà vita ad atteggiamenti non adeguati che possono essere facilmente fraintesi con disfunzioni comportamentali. Il talento di un bambino plusdotato da punto di forza può facilmente trasformarsi in peso e debolezza. Uno studente che manifesta plusdotazione potrebbe non essere compreso e accettato dai compagni, talvolta neanche riconosciuto dall'insegnante, e la risposta a una simile situazione è quella di uniformarsi agli altri, non coltivando le proprie eccezionali doti.

 

 

Le figure degli insegnanti di sostegno

 

A svolgere questo importante compito di accompagnare la formazione di un alunno plusdotato ci pensano gli insegnanti di sostegno, persone che hanno ottenuto una specializzazione circa l'insegnamento volto al sostegno, che indirizza verso interventi educativi che richiedono collaborazione e coesione. Attraverso studi specifici e approfondimenti del tema, gli insegnanti di sostegno hanno acquisito le conoscenze adeguate e sviluppato le competenze pedagogiche per organizzare una strategia e un piano di apprendimento che risulti consono ed efficace per il bambino. Un ruolo fondamentale, che tiene in considerazione le complesse esigenze che tali alunni manifestano.

 

Uno dei compiti più delicati è quello di capire l'equilibrio delicato e sottile tra le risorse di questi bambini e la loro intrinseca fragilità, soprattutto all'interno di un contesto di classe. Un pensiero o un'idea per uno studente plusdotato non è che un trampolino di lancio verso altri orizzonti che difficilmente vengono capiti da compagni e insegnanti. Coloro che riescono ad aprirsi un varco nell'interiorità di un soggetto plusdotato hanno stimolato la loro attenzione, conquistato il loro interesse e soprattutto mostrato di capire le loro sensazioni. Aiutare questi ragazzi, che malgrado le loro capacità, vivono intensi momenti di difficoltà e solitudine, significa far capire loro che le sensazioni che provano sono un dono da mettere a disposizione degli altri.

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