Perché non far leggere solo classici

21 dicembre 2022 5 minuti
CREARE INSIEME

Cartesio ha affermato che leggere un classico vuol dire dialogare con gli spiriti migliori del passato. Le grandi opere occupano senza dubbio un posto di tutto rispetto nella formazione di un individuo: mostrano la strada, contribuiscono alla formazione di coscienza e spirito critico, migliorano e arricchiscono il lessico. Gli studenti però vivono l'assegnazione della lettura dei classici come un compito gravoso, spesso noioso e anacronistico. Uno stato d’animo che Italo Calvino ha indicato come il più deleterio: un classico, secondo il celebre scrittore, deve essere letto per amore e non per dovere o rispetto. La domanda a questo punto sorge spontanea: è davvero necessario assegnare un classico nelle ore di narrativa o è meglio avvicinare i ragazzi alla lettura con proposte contemporanee più vicine al vissuto di un adolescente 2.0? In questo articolo noi di Scuola.net proveremo a fare il punto della situazione, cercando di capire e di conciliare due posizioni apparentemente antitetiche.

 

I grandi classici, un tesoro da conservare con cura

Un cavaliere che combatte contro i mulini a vento, uno studente che uccide un’usuraia per liberarsi dalla morale comune o ancora la storia di un giovane marinaio che, imprigionato ingiustamente, riesce a vendicarsi dei suoi carnefici o la storia della moglie di un medico che - per pura noia - inizia a sedurre notabili di provincia. Sono bastati questi piccoli accenni di trama per riconoscere alcuni dei personaggi più importanti della letteratura tradizionale: i grandi scrittori e le grandi opere sono cultura allo stato puro. Il romanzo classico non ha bisogno di presentazioni, è un tessuto senza tempo, un deposito letterario che si mette da parte come un piccolo tesoro.

 

I motivi per leggere i classici sono numerosi e non stiamo parlando solo della possibilità di fare bella figura in giochi di società come il Trivial Pursuit! Queste opere sono l'unica macchina del tempo riconosciuta dalla scienza ufficiale. Non esistono limiti temporali, tutte le destinazioni sono possibili: basta preparare una valigia immaginaria dove mettere poche cose: la curiosità, una matita e un post-it per segnare le pagine più emozionanti. Il bello dei classici è che ognuno può trovare quello che sta cercando proprio perché la pletora dei temi e dei generi letterari è tra le più vaste in assoluto. L’amore imperituro in Romeo e Giulietta, l’avventura nei testi di Jules Verne, il terrore in quelli di Lovecraft ed Edgar Allan Poe ma anche la denuncia sociale o l'umorismo in testi come Vita e opinioni di Tristram Shandy gentiluomo di Laurence Sterne, il capostipite dei memoir autobiografici.

 

Esistono altri due motivi per incoraggiare un ragazzo a leggere un buon classico della letteratura. Il primo è attinente al lessico utilizzato che non invecchia mai ma arricchisce di sfumature quello moderno. Il secondo è drammaticamente racchiuso nelle vicende dell’ultimo periodo. Un classico rappresenta la memoria umana, i corsi e i ricorsi storici che possono lenire in qualche modo le paure più ancestrali. Uno dei libri più venduti nel 2020, l’annus horribilis della pandemia, è stata La Peste di Camus, scritto nel 1947.

 

Perché leggere un classico non sempre è una buona idea

Il classico porta con sé un grande problema: spesso viene percepito come quel parente che non hai scelto ma che ti ritrovi a dover sopportare durante il pranzo di Natale. Tradotto in termini scolastici, un ragazzo spesso si vede costretto a leggere opere che non rispecchiano il suo vissuto e sono percepite quindi come antiche e obsolete. Viviamo in un’epoca in cui sono considerati lettori forti quelli che leggono almeno un libro al mese, una cifra che fa sorridere amaramente e che fa gridare allo scandalo i puristi della cultura. L’indice puntato è verso i ragazzi: si dice che l’adolescente non ami leggere e preferisca trascorrere i suoi pomeriggi tra Pc, smartphone e serie Tv. Siamo davvero sicuri che sia così? I ragazzi leggono poco, è vero, ma non saranno certo Proust o Svevo a compensare tale mancanza!

 

Il successo delle serie Tv è proprio quel quid che deve far riflettere. Le fiction funzionano perché parlano un linguaggio moderno e narrano di situazioni che spesso appartengono al vissuto quotidiano dei ragazzi. Sebbene i classici mostrino quanto siano universali le emozioni umane, queste sono rappresentate in uno stile di scrittura e comunicazione che il più delle volte risulta estraneo agli adolescenti di oggi. La lingua spesso basta a scoraggiare la lettura. La concorrenza dei media rispetto alla parola scritta è forte e spesso vittoriosa. Ma è colpa dei ragazzi o forse il motivo è più sottile e va ricercato nelle maglie di proposte percepite come un obbligo e non come una scelta?

 

La prima risposta alla domanda perché non far leggere solo i classici, quindi, è proprio la mancanza di empatia che spesso intercorre tra un adolescente 2.0 e un romanzo di un’altra epoca. Sperimentare la vita dei personaggi, relazionarsi e immedesimarsi con le loro vicende, aiuta a capire meglio i sentimenti, le emozioni e le motivazioni dei protagonisti di un romanzo ma, in fondo, anche le proprie. Si viene a contatto con prospettive e soluzioni diverse, la lettura si trasforma in un viaggio intimo alla scoperta di sé stessi. In questo senso la lettura di un classico spesso per un ragazzo vuol dire guardare e cercare di capire storie ed eventi sociali superati ormai da tempo: l'immedesimazione e la curiosità non scattano e spingono all'abbandono del testo. L'offerta moderna è così vasta e articolata che consente sia di affrontare importanti temi sociali, attuali per i ragazzi, sia di lavorare su stili letterari molto vari e aderenti al linguaggio attuale.

 

Se è vero che leggere aiuta a capire dove siamo, una buona proposta scolastica non dovrebbe trascurare l’offerta di libri aderenti alla realtà dei ragazzi, un aspetto indispensabile per creare un pensiero critico che sappia comprendere e affrontare i temi più importanti della società odierna. Un ragazzo è parte dell’oggi e leggere solo classici vuol dire eliminare a priori una buona parte di attualità.

 

Letteratura classica Vs letteratura moderna: le posizioni sono inconciliabili?

Fin qui abbiamo visto due posizioni che appaiono antitetiche: i sostenitori delle letture classiche disdegnano la letteratura contemporanea e viceversa. Come si fa a uscire da questo impasse? Il punto di partenza e quello di arrivo coincidono per entrambe le posizioni. Si parte per creare l’amore per la lettura e si finisce per raggiungere un traguardo ben definito ovvero il consolidamento di questa passione. In mezzo c’è un percorso che prevede due strade alternative. La prima consiste nella diversificazione della proposta ovvero nella capacità di creare liste in cui, accanto ai grandi classici, i ragazzi possano trovare proposte moderne più vicine al loro modo di raccontare e raccontarsi. Si tratta di raggiungere un equilibrio che possa anche far riflettere sulle diversità di stile, di linguaggio, di concetti ma anche sui numerosi e imprescindibili punti in comune.

 

Il secondo percorso è quello che prevede una clamorosa quanto inedita inversione di marcia. L'idea è partire dai libri moderni, magari quelli che vanno per la maggiore sui social come, ad esempio, Circe di Madeline Miller per creare l’abitudine alla lettura e alla riflessione per poi procedere "à rebours" e riscoprire lentamente ma con interesse le grandi opere. Andare controcorrente vuol dire creare i presupposti per una mediazione che potremmo definire orizzontale. L'insegnante sceglie di non imporre letture classiche o di suo gusto ma incoraggia gli studenti a condividere le proprie letture, aiutandoli di volta in volta a spostare più in alto l’asticella del romanzo da scegliere. In conclusione, quello che conta alla fine è il singolo libro, non l’appartenenza a un insieme. Non ha importanza se si sceglie un classico, un romanzo moderno, un saggio, una biografia, un libro di racconti o una raccolta di poesie: l'importante è semplicemente leggere!