Le lingue straniere più insegnate a scuola

22 febbraio 2023 5 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Secondo un’inchiesta svolta da Eurostat ed Eurydice in collaborazione con la Commissione Europea sul tema dell’insegnamento delle lingue straniere nella scuola italiana, è emerso un quadro davvero particolare che mette luce sul ruolo sempre più importante che rivestono le lingue straniere nella formazione dei giovani. Nell’ultimo decennio, nella scuola primaria, circa l’84% degli alunni hanno studiato almeno una lingua straniera tra l'inglese e il francese, mentre il 5% ha avuto la possibilità di studiarne due o più grazie a corsi privati extrascolastici. Da un primissimo sguardo si comprende bene che il nostro paese, così come quasi tutti gli Stati europei, considerano lo studio delle lingue straniere obbligatorio fin dalla tenera età. L’Italia, ad esempio, ha reso obbligatorio lo studio dell’inglese con la legge numero 53 del 2003 che introduce l'insegnamento di tale materia dal primo anno della scuola primaria. In alcuni Paesi, invece, vedremo che la lingua straniera si inizia a studiare tra gli 8-9 anni, mentre in Europa solo 3 Stati hanno anticipato lo studio prima delle scuole elementari: la Polonia, il Belgio e Cipro.

 

L’insegnamento della lingua inglese in Italia

Analizzando la scelta eseguita dai genitori e dagli alunni italiani nelle principali regioni d'Italia, è emerso che l’inglese è la lingua più diffusa nella scuola primaria e secondaria di primo grado, complice anche l'obbligo imposto dalla legge. Mentre la seconda lingua è il francese, seguita dal tedesco con il 23%, dallo spagnolo con il 13% e dal russo, con il 3%. La percentuale di alunni che studiano l’inglese sale se si analizza la scuola secondaria, raggiungendo il 100% degli iscritti. Segue la lingua francese con il 67% e lo spagnolo con il 22%. Si tratta di percentuali che variano in base alle proposte didattiche della scuola e aumentano se si guarda alle classi sociali medio–alte, che aggiungono corsi privati di inglese oltre all’insegnamento basic che si tiene a scuola. Sappiamo che il Ministero dell’istruzione impone l’insegnamento della lingua inglese come prima lingua straniera a partire dal compimento del sesto anno di età, con la possibilità di aggiungere la seconda lingua dagli 11 anni e cioè dall’inizio della prima media. L’obbligo di studiare l’inglese a scuola termina con il ciclo di studi della scuola secondaria di secondo grado, a cui segue la possibilità di andare all’università o di immettersi nel mondo del lavoro. In via generale si nota una tendenza sempre più a diffusa a introdurre l’insegnamento di questa lingua prima dei 6 anni, per giungere all’età adulta con una buona preparazione. Tale tendenza alla precocità è presente non solo in Italia ma anche negli altri Stati europei, che hanno preso atto dell’importanza di una conoscenza fluida sia nel mondo del lavoro che nella sfera privata e si manifesta soprattutto nelle scuole private o paritarie, dove ci sono progetti specifici che introducono all'ascolto anche i più piccoli.

 

La prima lingua straniera è sempre l’inglese?

Secondo un’inchiesta svolta in molti Paesi d’Europa, è emerso che l'Italia è tra i 14 Stati che hanno reso l’inglese una lingua obbligatoria, ponendola come prima lingua straniera già dalla scuola primaria. Alcuni responsabili dell’inchiesta si sono domandati la ragione per la quale l’inglese sia stato scelto come prima lingua, non essendo l’Italia posizionata in una zona anglofona che richiede una conoscenza funzionale della lingua. In altre parole, ci si chiede perché l'Italia impone la conoscenza di questa lingua se non si ravvisano motivi economici, commerciali o funzionali? Ciò che dovrebbe emergere, secondo alcuni, è la scelta di introdurre nelle scuole lo studio diversificato delle lingue in un mondo sempre più aperto alla Cina, alla Russia e ai Paesi islamici e non solo al Regno Unito. Anche nelle aziende, infatti, si richiede la conoscenza della lingua del cliente, che non è per forza anglosassone. Tale tendenza a imporre lo studio della lingua prevalentemente inglese non è solo una questione italiana ma è presente in tutta Europa, sebbene le politiche dei singoli Stati chiedano una maggiore diversificazione dell’offerta scolastica in fatto di insegnamento della lingua straniera.

 

Proporre lo studio della lingua straniera in modo diversificato

Un altro aspetto che è emerso dall’indagine è la necessità non solo di studiare la lingua straniera ma di viverla in modi diversi, proponendo film e cartoni in lingua originale, con i viaggi all’estero e con l’esempio dei genitori. Il contesto familiare risulta essere una spinta determinante nell’apprendimento della lingua inglese, che viene incentivato dall’esempio dei genitori che leggono libri in lingua originale o guardano film e serie televisive. Lo studio eseguito ha rivelato maggiore dimestichezza e sensibilità verso questo argomento nelle famiglie che utilizzano tali strumenti regolarmente. È risultato, invece, che nelle scuole italiane si tende a mettere l’accento sullo studio della grammatica molto più che della lingua parlata probabilmente per il retaggio storico-culturale legato alla nostra lingua madre che dà molta importanza a questo aspetto.

 

Cosa succede negli altri Paesi

Secondo un’analisi che ha coinvolto le scuole europee, è emerso che il francese è la lingua più diffusa nel Sud dell’Europa, in particolare in Portogallo, Spagna, Romania e Italia; mentre il tedesco è studiato in Europa orientale e centrale, per evidenti ragioni economiche. L’italiano, infine, è la seconda lingua straniera più diffusa a Malta. Si nota anche in queste realtà la difficoltà di mettere al centro le esigenze che emergono dai flussi migratori. Infatti, l’offerta scolastica dovrebbe focalizzarsi anche sulle lingue meno diffuse ma importanti per favorire l’inclusione a scuola e nella società mentre tale problematica non viene affatto considerata. Non possiamo negare che le classi oggi abbiano una presenza sempre più massiccia di immigrati che arrivano da diversi Paesi Extraeuropei e si trovano ad affrontare il problema linguistico senza alcun aiuto da parte delle autorità locali.

 

Il livello di apprendimento mimino delle lingue straniere in Europa e in Italia

La gran parte dei Paesi utilizza un livello comune di competenza e conoscenza delle lingue straniere che è stato sviluppato negli anni dal Consiglio d’Europa e prende il nome di QCER. Il livello minimo riconosciuto è il B noto anche come utente autonomo avanzato, mentre altri Paesi utilizzano il B1 come livello soglia utente autonomo. Per il momento non vi è alcuno Stato che ha stabilito il C1 e C2 come livello minimo, perché generalmente chi possiede queste competenze ha una conoscenza piena della lingua straniera ed è difficile raggiungerlo prima della maggiore età. L’Italia ha imposto un livello minimo di apprendimento dell’inglese che è lo stesso degli altri Paesi europei: il livello B2 è considerato un buono standard di conoscenza, detto anche livello di utilizzazione indipendente, mentre il livello A2 è quello elementare o intermedio. L’acquisizione di tali standard è soggetta alla verifica da parte di enti accreditati che rilasciano un idoneo certificato dopo aver sostenuto un esame. A tal fine, le scuole si impegnano a stipulare convenzioni con i principali enti accreditati per svolgere i corsi anche nella scuola pubblica con il relativo rilascio della certificazione che è valida in tutti gli Stati d'Europa e nelle relative Università.

 

L’importanza dei viaggi all’estero per migliorare la conoscenza delle lingue

Secondo l’indagine condotta da TALIS in Italia, il 60% circa degli insegnanti della scuola secondaria ha viaggiato all’estero per migliorare il proprio livello di conoscenza e fluidità della lingua straniera. Una percentuale che aumenta nei Paesi europei nei quali il Governo mette a disposizione fondi specifici per il finanziamento di tali attività. Basti pensare che in Italia la maggior parte dei fondi provengono dall’UE come l’Erasmus per gli studenti delle scuole superiori e gli universitari meritevoli, e solo l’11,5% è riuscito a viaggiare grazie al sostegno regionale o nazionale. La situazione appena analizzata getta luce sull'impegno delle istituzioni nella diffusione delle lingue straniere e sull'urgenza di insegnarle già dalla scuola elementare. Basti considerare i numerosi progetti extrascolastici che vengono organizzati per implementare le competenze linguistiche degli alunni, con prove intermedie che permettono di acquisire maggiore fluidità.