La collaborazione in classe: come può migliorare l'apprendimento degli studenti

18 agosto 2023 4 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Una delle modalità di apprendimento più sperimentate nel mondo della scuola è quella della collaborazione in classe. Tale opportunità (promossa dalle stesse direttive ministeriali) incoraggia non solo la socializzazione, ma anche la capacità di lavorare in squadra e di perseguire obiettivi di gruppo, con risultati soddisfacenti. Ma qual è il modus operandi ideale per ampliare gli orizzonti e crescere insieme? Noi di Scuola.net abbiamo fatto il punto della situazione al riguardo: nelle prossime righe, vi forniremo tutte le indicazioni per trarre il meglio dal lavoro di squadra.

 

Collaborazione in classe, di cosa si tratta?

L'apprendimento di gruppo (in buona parte identificabile nel cooperative learning) consiste nell'applicazione di più metodologie accomunate da almeno un filo conduttore. Per utilizzare tale opportunità nel migliore dei modi, bisogna che voi docenti, per primi, abbiate sviluppato doti relazionali ed empatiche: solo così potrete aiutare i vostri studenti nel raggiungimento degli obiettivi. Le finalità sono: • promozione dell'inclusione scolastica, specialmente per gli allievi più introversi o con disabilità • interazione e confronto tra coetanei • sviluppo della progettualità, della capacità di problem solving e di ascolto • rispetto dei ruoli (propri e altrui) • rafforzamento del senso di ordine e di responsabilità. Il raggiungimento di buoni risultati dipende da un sapiente bilanciamento tra logica razionale (improntata alla chiarezza) e logica della complessità (a favore di un confronto tra insegnanti e studenti), definizioni date dal professor Mario Castoldi nel suo libro "Progettare per competenze" (casa editrice Carocci) del 2015. Riuscirete così a venire incontro alle esigenze dei vostri alunni, senza cadere nella trappola del caos.

 

Cooperazione di gruppo, ecco come prende forma un obiettivo

Il punto di partenza per una collaborazione attiva è conoscere la meta, pertanto occorre definire preliminarmente quali sono i risultati desiderati; non a caso, infatti, si parla di progettazione a ritroso. In questa prima fase, voi insegnanti potreste chiedervi quali sono i punti del programma meritevoli di approfondimento, le conoscenze e le competenze che i vostri studenti dovrebbero avere. Il secondo passaggio nella progettazione in team consiste nella determinazione di evidenze di accettabilità. In particolare, le domande da porvi riguardano la definizione dei requisiti richiesti per la verifica del livello di padronanza e comprensione dei temi affrontati. Quanto al terzo step (pianificazione di esperienze d'istruzione), riflettete su quali attività promuovono la formazione del bagaglio di conoscenze e abilità degli alunni, nonché sui punti di forza e su eventuali correzioni da apportare al vostro metodo di insegnamento.

 

Gruppo di lavoro, il cuore della collaborazione in classe

Questo rappresenta il primo passo da compiere dopo la definizione dell'obiettivo: per un'ottima cooperazione, la formazione dei gruppi non sarà mai casuale, ma dovrà seguire alcuni criteri. Ecco quali sono: • un buon team deve essere eterogeneo • non c'è un capo, poiché tutti i componenti si alternano nella guida (leadership distribuita) dei vari compiti. Riguardo al primo punto, bisogna prediligere l'inserimento di allievi con più livelli di conoscenza (avanzato, medio, con difficoltà di apprendimento): ciò favorirà un equilibrio tra i vari gruppi e lo sviluppo dello stesso argomento sotto più punti di vista, per una visione più ampia. Quanto al secondo aspetto, non avere un capogruppo mette gli studenti sullo stesso piano e blocca sul nascere eventuali favoritismi; inoltre, consentire a tutti gli alunni di dirigere la squadra (ad esempio, nel dare il proprio contributo in base alle proprie abilità o fare qualcosa a turno) rafforza il senso di responsabilità di ognuno.

 

L'importanza della zona di sviluppo prossimale

L'introduzione di questo concetto è opera di Lev Semënovič Vygotskij (1896-1934), psico-pedagogista russo e pioniere della scuola storico-culturale. L'esistenza di una zona di sviluppo prossimale presuppone l'opportunità di imparare grazie al contatto e al confronto con persone con un livello di preparazione più alto. Il bambino, quindi, può apprendere non solo tramite le spiegazioni del maestro, ma anche dai compagni di classe con un bagaglio di conoscenze più avanzato. Tuttavia, attenzione: il divario di nozioni e abilità tra uno studente e l'altro non deve essere troppo grande. In caso contrario, i processi di apprendimento potrebbero rallentare considerevolmente.

 

Criteri per una cooperazione ottimale in aula

L'iter per apprendere in gruppo deve tenere conto di alcune condizioni da rispettare, poiché ciò consentirà di evitare ritardi e incomprensioni. I criteri a cui fare attenzione sono: • modus operandi in linea con i risultati da raggiungere • definizione dei ruoli e, per quelli intercambiabili, delle tempistiche • spartizione di materiali assortiti, in base alle abilità o a eventuali disabilità degli allievi • riqualificazione del layout, anche con studio prossemico (ossia sul significato nascosto della localizzazione e delle distanze tra oggetti e persone) • compito finale per la verifica delle competenze. Tutti i passaggi sono legati da un punto in comune: non provocare discriminazioni, ma favorire la coesione.

 

L'apprendimento cooperativo esclude le lezioni frontali?

In linea di principio no; al contrario, per introdurre la cooperazione in team all'interno della classe in maniera graduale, la lezione frontale può essere un'ottima base di partenza e vi permetterà di non rimanere indietro con il programma. La soluzione più semplice consiste nel formare delle coppie tra compagni di banco e, durante una lezione di 10-15 minuti, far prendere degli appunti ai vostri alunni; dopodiché possono confrontare quanto scritto a vicenda e procedere alle opportune integrazioni. Sempre più insegnanti adottano tale attività di cooperative learning informale perché non stravolge le abitudini in classe, ma non è l'unica. Le altre modalità da prendere in considerazione sono elencate di seguito: • alternanza di domande e risposte tra compagni di banco • lettura e riassunto di un testo, con successivo confronto delle due versioni • scrittura a coppie. Applicare il metodo con bambini in età pre-scolare è possibile: basta lavorare su capacità di ascolto e livello di attenzione. Per esempio, potreste leggere una fiaba e chiedere quali sono, secondo loro, i due o tre aspetti più importanti (o i particolari che ricordano meglio).

 

I segnali di un gruppo di lavoro in sintonia

Un gruppo che funziona si riconosce da alcuni indizi inequivocabili; ecco quali sono: • relazioni positive e costruttive tra componenti • senso di responsabilità elevato a livello di team e individuale • affinamento delle abilità di interazionerevisione spontanea degli elaborati. Confrontando le varie fasce d'età, non vi sono differenze significative in termini di raggiungimento dei risultati.

 

Collaborazione in classe, le soluzioni quando il profitto di più alunni è scarso

A volte, tale situazione deriva dal fatto di non avere un metodo di studio. Per trasmetterlo agli alunni, esistono alcuni metodi efficaci basati sul cooperative learning, applicabili fin dalle scuole elementari. Uno dei sistemi più semplici è la lettura di un testo in classe: ogni allievo legge una frase a turno, sottolineando i punti salienti e le parole chiave; poi chiede ai compagni se sono tutti d'accordo con quanto evidenziato. Quando tutti dicono di , prendono la matita e contrassegnano le stesse parti. Altra opzione è il learning together, il cui punto di partenza è una domanda e basato anch'esso sulla lettura di un testo a voce alta. Ognuno legge a turno la propria parte e spiega quanto ha letto, dopodiché il gruppo raccoglie i risultati finali e li scrive su un cartellone, eventualmente con aggiunta di foto e materiale audio-visivo.