Le scuole italiane contro la violenza di genere: i risultati dell’indagine MIM

18 novembre 2025 3 minuti
NEWS

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato i risultati dell’indagine nazionale sulle iniziative promosse dalle scuole per il contrasto alla violenza contro le donne, condotta sulle scuole secondarie di secondo grado nel corso dell’a.s. 2024/25. La rilevazione, condotta su un totale di 2.678 istituti statali, ha raccolto ben 2.322 risposte, con un tasso di partecipazione dell’86,7%.

 

 

Una rete educativa contro la violenza di genere


Quasi tutte le scuole coinvolte hanno dichiarato di aver avviato attività specifiche per il contrasto alla violenza contro le donne: il 96,9% del totale. In alcune regioni, come Molise e Umbria, la partecipazione è stata del 100%, mentre in altre, tra cui Lazio (99,1%), Sicilia (98,7%), Abruzzo (98,3%) e Campania (97,6%), la percentuale sfiora la totalità. Anche in Lombardia, la regione con il numero più alto di scuole, il 94% degli istituti ha intrapreso progetti dedicati.


Questi dati rivelano che la lotta alla violenza di genere è ormai parte integrante del lavoro educativo e formativo delle scuole. In molti casi, le iniziative non si limitano a momenti celebrativi, come la Giornata internazionale del 25 novembre, ma si inseriscono in percorsi annuali più ampi, in cui la riflessione su parità, rispetto e linguaggio diventa trasversale alle discipline.

 

 

Dal curricolo al territorio: la doppia via della prevenzione


L’indagine del MIM evidenzia che la principale modalità di intervento è di tipo curricolare: l’87,4% delle scuole ha infatti inserito attività dedicate all’interno dei percorsi di educazione civica o in moduli interdisciplinari. In Friuli Venezia Giulia la percentuale raggiunge il 98,1%, mentre Liguria e Sardegna superano il 90%. Anche regioni come Lombardia, Campania e Abruzzo si attestano intorno al 90%, confermando una diffusione quasi uniforme.


Meno numerose, ma comunque significative, sono le iniziative extracurricolari: il 12,6% degli istituti dichiara di averne realizzate, tra laboratori, incontri, spettacoli teatrali, campagne di sensibilizzazione e collaborazioni con enti del territorio. In questo ambito emergono in particolare Sicilia (17,7%), Toscana (17,2%) e Umbria (17,4%), regioni in cui le scuole hanno saputo costruire reti territoriali efficaci, coinvolgendo centri antiviolenza, amministrazioni locali e associazioni. 


Le attività extracurricolari, pur numericamente inferiori, rappresentano una leva importante per rendere l’apprendimento esperienziale e partecipato. La scuola, infatti, pur avendo un ruolo centrale, non può agire da sola: intrecciare il proprio lavoro educativo con chi, sul territorio, si occupa quotidianamente di prevenzione, accoglienza e sostegno, rafforza la collaborazione scuola–comunità, trasformando la prevenzione in un impegno collettivo.

 

 

Partecipazione attiva: il coinvolgimento degli studenti


L’indagine mette in luce anche le modalità con cui studentesse e studenti sono stati coinvolti nelle attività. Tra le scuole che hanno attivato percorsi dedicati, il 21,7% ha organizzato seminari, il 18,6% laboratori, il 19,6% gruppi di discussione, e oltre il 36% altre forme di partecipazione, come concorsi, mostre o performance artistiche.


La Lombardia risulta tra le regioni più dinamiche: 43 istituti hanno organizzato seminari, 58 laboratori e 67 gruppi di discussione. In Campania sono numerose le esperienze di confronto diretto (62 gruppi di discussione e altrettante attività alternative),  mentre in Emilia-Romagna spiccano i laboratori e le attività creative. 


Questi dati suggeriscono che il tema non viene affrontato solo in modo teorico, ma attraverso esperienze partecipative che stimolano la riflessione personale e collettiva.


A queste esperienze si allinea Domande Scomode @School, il progetto educativo di Scuola.net che invita le classi a confrontarsi apertamente su temi legati alle relazioni, al rispetto, agli stereotipi di genere e all’affettività. Attraverso video-testimonianze, attività guidate e momenti di discussione, il percorso accompagna studenti e studentesse in una riflessione condivisa sul linguaggio, sull’ascolto e sulla gestione delle emozioni.

 

 

Impatto sui comportamenti: i risultati nelle scuole


Un dato particolarmente significativo riguarda l’impatto delle attività sui comportamenti degli studenti: il 68,5% delle scuole dichiara di aver osservato cambiamenti positivi, come la diminuzione di episodi di bullismo o discriminazione di genere. Le percentuali più alte si registrano in Campania (85,1%), Sicilia (80,5%) e Puglia (80,3%), segno che le iniziative non restano confinate all’aula, ma generano effetti concreti nella vita scolastica quotidiana.


In regioni come Emilia-Romagna (60,1%), Piemonte (59,3%) e Veneto (57,2%), dove il tessuto educativo è più consolidato, i dati suggeriscono che le scuole hanno forse rilevato minori variazioni perché la sensibilizzazione era già parte integrante della cultura scolastica


Nel complesso, l’indagine indica una tendenza positiva: gli interventi educativi continuativi contribuiscono a creare ambienti scolastici più inclusivi e rispettosi.

 

 

La scuola come presidio culturale contro la violenza


Il quadro tracciato dal MIM conferma il ruolo cruciale della scuola come presidio culturale contro la violenza e la discriminazione di genere. L’educazione alle relazioni, alla parità e al rispetto non è più un tema marginale, ma un obiettivo formativo riconosciuto, che attraversa discipline, progetti e comunità educanti.


L’impegno di docenti e dirigenti scolastici, unito alla collaborazione con enti esterni e associazioni, sta dando vita a un movimento educativo diffuso, capace di promuovere consapevolezza e responsabilità tra le nuove generazioni. I risultati dell’indagine mostrano che l’educazione al rispetto non è solo un insieme di attività, ma un processo culturale in corso: un percorso condiviso che ha l’obiettivo di trasformare la scuola in un luogo di prevenzione, dialogo e costruzione di una società più equa.


 

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