DSA: che cosa sono i disturbi specifici dell'apprendimento e quali tipologie esistono

30 agosto 2022 5 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Gli addetti ai lavori li chiamano disturbi specifici dell'apprendimento, ma sono più conosciuti con l'acronimo DSA; una sigla ricorrente nel mondo scolastico, che descrive alcune problematiche di frequente riscontro nei bambini e nei ragazzi. Ma voi docenti come potete identificare e classificare tali difficoltà nei vostri alunni e, soprattutto, capire quando è il momento in cui entrare in gioco?

Noi di Scuola.net abbiamo elaborato una guida su questo delicato argomento, fondamentale per mettere in pratica una didattica davvero inclusiva. 

 

DSA, cosa sono?

Con tale sigla, s'intendono le difficoltà che il bambino può presentare durante il suo percorso scolastico, per le quali si possano escludere delle patologie neurologiche e un quoziente intellettivo al di sotto della media. Se il QI non rientra nella norma, il problema non rientra più nei disturbi dell'apprendimento ma nei deficit intellettivi; la risoluzione di questi ultimi richiede interventi mirati su altri livelli.

 

La prassi per inquadrare i disturbi specifici dell'apprendimento

In genere, ad accorgersi di qualcosa di anomalo nell'apprendimento sono i genitori del bambino in età scolare (e, a volte, pre-scolare); tuttavia, anche voi insegnanti potreste notare delle difficoltà insolite, passate totalmente inosservate al resto della famiglia. Ma per confermare la presenza o meno di DSA, è indispensabile seguire un iter ben preciso, articolato in passaggi da seguire in maniera scrupolosa. Tra i momenti chiave del percorso ricordiamo:

  • colloquio conoscitivo con i genitori • test di valutazione del quoziente intellettivo dell'alunno
  • risultati della prova sottoposti all'attenzione di uno staff opportunamente formato (logopedisti, psicologi, medici specialisti, etc...), appartenente a un centro clinico DSA
  • valutazione finale sulla tipologia di problema.

Una volta esclusi disagi di altra natura, potete fare una distinzione tra quelli legati all'apprendimento in senso stretto e altri correlati a fattori emotivi.

 

Per i DSA bisogna rilasciare una documentazione particolare?

La risposta è affermativa: a tale compito provvedono i centri clinici per i disturbi specifici dell'apprendimento, a cui spetta l'elaborazione dei certificati al termine di ogni valutazione. Come prevede la prassi, gli attestati vanno consegnati ai genitori dell'alunno, alla scuola e alla ASL di riferimento. Naturalmente, la finalità della documentazione non è soltanto quella di confermare la presenza di un problema a livello di acquisizione dei concetti; lo scopo si estende alla messa a punto di soluzioni mirate al superamento delle difficoltà e di garantire il diritto allo studio anche ai bambini e i ragazzi in evidente stato di fragilità.

 

Disturbi specifici dell'apprendimento, ecco quali sono

In base alla Legge 170 dell'8 ottobre 2010, la classificazione dei DSA mette in luce quattro tipi fondamentali di disagio, che devono verificarsi in maniera ripetuta e non occasionale. Si tratta di:

  • dislessia
  • disgrafia
  • disortografia
  • discalculia

Nel bambino, questi disturbi possono manifestarsi tutti o in parte, ma differisce la fascia di età della loro prima comparsa. Se i primi tre si presentano entro la fine della seconda elementare, per il quarto bisogna attendere la conclusione del terzo anno. Consolidare le abilità logico-matematiche, infatti, richiede più tempo rispetto a quelle di scrittura e di lettura.

 

Dislessia

Da una trentina d'anni a questa parte se ne parla in molti programmi televisivi e riviste autorevoli, ma si tratta di un disturbo che ha colpito parecchi personaggi illustri del passato, del calibro di Napoleone Bonaparte e Hans Christian Andersen. La dislessia si presenta in varie forme e su più livelli di gravità: le difficoltà possono riguardare la velocità di lettura come la capacità di coordinazione delle lettere, spesso accompagnate da ritardi nel linguaggio. Il più delle volte, il bambino impara a parlare più tardi rispetto ai suoi coetanei, spesso con qualche problema a scandire bene le parole e a formulare brevi frasi di senso compiuto. Altri campanelli d'allarme da non sottovalutare sono:

  • problemi di pronuncia
  • fatica a riconoscere e mettere insieme sillabe e suoni
  • ostacoli nella lettura ad alta voce (per lo più a livello emotivo e in presenza di altre persone)
  • tentativi di indovinare la parola in base ad analogie mnemoniche
  • grandi sforzi nella comprensione dei contenuti (l'attenzione è rivolta alla lettura e non al significato).

Attenzione, comunque: i segnali appena elencati potrebbero indicare semplicemente la necessità di un tempo di apprendimento differente rispetto alla media. Superati tali ostacoli, il bambino potrebbe proseguire il cammino scolastico senza intoppi.

 

Disgrafia

Il bambino non riesce a scrivere ordinatamente, ma tende ad accavallare le lettere: il motivo è una difficoltà a organizzare lo spazio disponibile sul foglio. In particolare, l'alunno fa molta fatica a:

  • mettere in colonna o in riga
  • dare la giusta centratura ai titoli
  • legare correttamente i grafemi
  • calibrare il carattere al rigo, al quadretto o alla pagina
  • riprodurre apici, pedici, curve o segni molto piccoli
  • mantenere il controllo della matita o della penna
  • rispettare le distanze in orizzontale o in verticale.

Lo scolaro con disgrafia manifesta maggiori disagi nella scrittura in corsivo e in stampato minuscolo, mentre non ha particolari problemi con lo stampatello.

 

Disortografia

In questo caso, il DSA interessa la transizione dalla lingua parlata a quella scritta: il bambino ha difficoltà a scrivere correttamente le doppie, gli accenti, gli apostrofi, ma anche a riconoscere la presenza o meno della h (specialmente nell'ausiliare avere) in una parola e di gruppi di lettere come gn e gl, mp, mb e sc. Gli errori tipici commessi nei dettati o nelle riproduzioni autonome sono di tipo:

  • fonologico
  • lessicale

Nel primo caso rientrano le inclusioni e le omissioni di lettere estranee alla parola di riferimento o sostituzioni di grafemi simili (dido anziché dito); nel secondo, invece, fanno parte tutti quei casi in cui non vengono rispettate le regole dell'ortografia.

 

Discalculia

Più che in altri disturbi dell'apprendimento, nel soggetto discalculico è evidente la sistematicità di certi errori. Questi ultimi possono riguardare, in particolare:

  • riconoscimento delle quantità
  • operazioni elementari
  • riconoscimento dei segni +, -, × e ÷
  • successioni numeriche in avanti e indietro.

Sbagli di questo genere indicano una mancata automatizzazione delle corrette procedure di calcolo.

 

DSA lieve, moderato e grave: cosa vuol dire?

Nei certificati relativi ai disturbi specifici di apprendimento non figurano soltanto i termini dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia, ma anche delle diciture che rappresentano il livello di difficoltà. Il termine lieve fa riferimento a difficoltà in gran parte auto-compensabili: con un piano di studi ben formulato, il bambino o il ragazzo (se collaborativo) potrà conseguire ottimi risultati, senza rimanere indietro rispetto ai compagni. Per DSA moderato, invece, si intendono quelle situazioni in cui gli allievi tendono ad avere un buon rendimento in alcune materie e pessimo in altre. In tal caso, gli alunni non riescono a stare di pari passo facendo affidamento sulle loro attitudini, ma hanno bisogno di un PDP (Piano Didattico Personalizzato) e del supporto di voi insegnanti. Quando il disturbo dell'apprendimento è grave, il bambino ha necessità di un affiancamento costante per andare avanti con il programma scolastico. Tuttavia, non per questo gli è preclusa l'opportunità di raggiungere i più alti livelli d'istruzione.

 

Come risolvere i DSA

Se avete in classe un bambino o un ragazzo con disturbi specifici dell'apprendimento, avete a disposizione degli strumenti per garantirgli una carriera scolastica soddisfacente, con soluzioni di tipo:

  • compensativo
  • dispensativo

​​​​​​​La prima opzione consiste in un'integrazione di mezzi e opportunità in più per favorire l'assimilazione di concetti e lo sviluppo di competenze; nella seconda, invece, toglierete tutto ciò che è superfluo al raggiungimento degli obiettivi. Naturalmente, le misure appena descritte saranno tanto più efficaci quanto più l'allievo darà collaborativo. Il desiderio di ribellione o di essere in tutto e per tutto trattato come i compagni potrebbe portare l'alunno a sentirsi diverso dagli altri e a rifiutare qualsiasi tipo di aiuto. In questi casi, le maniere forti non servono: solo una collaborazione tra famiglia e insegnanti e il supporto di uno psicologo potranno spianare la strada per arrivare a un compromesso.