Flipped classroom: come si evolve il ruolo dell'insegnante e quali competenze sono necessarie

14 dicembre 2021 4 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Innovativa e rivoluzionaria, la flipped classroom desta la curiosità e l’ammirazione di molti docenti, introducendo un metodo di insegnamento che sconvolge le tecniche più tradizionali. Tradotta con "classe rovesciata", la flipped classroom può essere applicata in tutte le discipline e può essere un’alternativa efficace alla lezione di tipo frontale. Dall’italiano all’inglese, passando alla matematica e alla fisica, il metodo diventa uno strumento rivoluzionario che capovolge il ciclo di apprendimento scolastico, a tutto vantaggio di alunni e docenti.

 

 

Le origini della flipped classroom: perché è stata introdotta

 

Le origini della flipped classroom risalgono agli inizi del XXI secolo in un istituto scolastico del Colorado, negli USA. Quando, infatti, i docenti si sono trovati in difficoltà a causa dello scarso interesse di alunne e alunni e del loro forte assenteismo, hanno deciso di elaborare dei videotutorial sui temi trattati in classe e di fornirli ai ragazzi come materiale didattico. La risposta è stata particolarmente positiva da parte della classe, incoraggiando gli insegnanti a implementare questa attività in tutte le materie. Con grande stupore, infatti, tale metodologia didattica riusciva a catturare l’attenzione dei giovani più della lezione frontale, spesso causa di distrazioni. I due insegnanti sono Aaron Sams e Jonathan Bergmann e vengono considerati, oggi, i fondatori della classe rovesciata come approccio alternativo alla pedagogia che mira a sostituire le lezioni realizzate con il metodo vecchio utilizzando materiale multimediale. In questo modo, studentesse e studenti possono portare a casa le spiegazioni dei docenti, con la possibilità ascoltarle e interiorizzarle nella loro stanza e non solo tra le mura scolastiche.

 

La vera rivoluzione della flipped classroom è proprio quella di portare a casa la lezione. Voi docenti conoscete bene i tempi stretti a cui viene sottoposta la didattica, soprattutto nei periodi "forti" dell’anno, quando è necessario spiegare, interrogare e fare verifiche scritte. Attività che richiedono tempo e maturazione e non lasciano spazio alla fase dell’elaborazione e della libera discussione. Eppure questi momenti sono di vitale importanza per alunne e alunni, aiutandoli a relazionarsi con argomenti importanti che favoriscono uno sviluppo del senso critico e di opinioni che riguardano i più svariati argomenti.

 

 

Flipped Classroom: un nuovo modo di insegnare?

 

Molti docenti hanno accolto positivamente questo nuovo modo di fare lezione, altri, invece, hanno trovato molti punti a sfavore, soprattutto i più tradizionalisti, che vedono la didattica formata dalla cosiddetta "sacra trinità", un modo scherzoso di definire il percorso pedagogico tradizionale che consta di tre fasi:

 

  • lezione frontale in classe
  • esercitazione e studio a casa
  • verifica e valutazione delle conoscenze in classe

 

Questo metodo si adatta alla scuola primaria, secondaria e all’insegnamento di tutte le discipline, mentre con la flipped classroom il ruolo del docente muta notevolmente, cessando di essere un trasmettitore di sterili nozioni e diventando una guida, un tutor che accompagna e coordina studentesse e studenti attraverso un percorso di apprendimento che non è passivo, bensì attivo e dinamico che mette al centro stesso studente. Possiamo dire, dunque, che questa esperienza di insegnamento rovesciato nasce dalla digitalizzazione della scuola e arriva dritta in classe, per spargerne tutti i benefici. Parafrasando questo assunto, potremmo dire che la scuola deve adeguarsi ai cambiamenti socio-culturali diventando protagonista della trasformazione in atto. In quest’ottica, la scuola ha bisogno della flipped classroom perché riesce a sfruttare tutte le potenzialità delle tecnologie digitali per raggiungere le competenze definite di base.

 

 

In cosa consiste l’apprendimento capovolto

 

Abbiamo parlato fin qui dei vantaggi che offre questo metodo di apprendimento alternativo, ma in che consiste e quali attività prevede nel particolare? La didattica a distanza comprende alcune attività che riguardano la produzione di podcast, video, tutorial e tutto il materiale interattivo e multimediale che è possibile elaborare per le spiegazioni. Basti pensare che attraverso percorsi visivi come i video, alcuni alunni e alcune alunne elaborano il processo di apprendimento in modo più rapido, sia perché associa le nozioni teoriche alle immagini sia perché va incontro ai diversi livelli di apprendimento di ciascun individuo. Infine, questo metodo permette a oguno di autogestirsi in base alle proprie esigenze e agli impegni pomeridiani, sempre più pressanti.

 

Ma non è finita qui. Alcuni studi elaborati da un team di docenti dell’Università del Colorado hanno verificato che le competenze cognitive alte e cioè quelle che si acquisiscono esclusivamente a scuola, non vengono trascurate dalla flipped classroom, dal momento che alunni e docenti vivono comunque momenti di condivisione all’interno della classe. Ed è proprio in questi momenti che alunne e alunni possono chiedere spiegazioni, chiarimenti e ulteriori approfondimenti ai docenti, che, di converso, possono organizzare esercitazioni per chiarire i passaggi più ostici assicurandosi la comprensione degli argomenti per l’intera classe. In questa direzione, anche il metodo di valutazione muta perché non si guarda più solo al risultato finale, ma all’intero processo di apprendimento che fa emergere anche il senso di collaborazione e cooperazione dei giovani.

 

 

Didattica capovolta: e in Italia?

 

La flipped classroom si sta diffondendo a macchia d’olio in molti Paesi d’Europa, tanto da divenire un vero e proprio modello per la didattica. Gli insegnanti, infatti, stanno imparando a sperimentare un ciclo diverso di apprendimento che consta di tre diverse fasi:

 

1. Introdurre un nuovo argomento di studio: si tratta di un argomento che deve stuzzicare l’interesse della platea mediante la loro partecipazione dinamica. Per questo il docente dovrà problematizzare il tema relazionandolo alla realtà il più possibile e adoperando contenuti inclusivi ed efficaci.

 

2. Alunne e alunni devono sviscerare il tema in modo propositivo e critico, utilizzando un approccio che incoraggi il confronto, la sperimentazione e la riflessione collettiva: si tratta della fase più impegnativa per l’insegnante, che deve trasformarsi in una vera e propria guida che accompagna il discente nell’elaborazione dei compiti. Generalmente, i docenti propongono un compito di realtà, spesso definito compito aperto per il quale studentesse e studenti si sforzano di trovare concrete soluzioni. In un contesto di questo tipo, le competenza che si acquisiscono sono diverse e molto utili per lo sviluppo pedagogico dei giovani, oltre a favorire il problem solving. Questo strumento facilita la riflessione, la logica e la creatività di studentesse e studenti, che cercano di trovare soluzioni diverse dai propri compagni.

 

3. La terza fase riguarda la rielaborazione del contenuto e la sua valutazione: partendo dai momenti precedenti, infatti, il docente diventa moderatore tra studentesse e studenti, dando vita a un vero e proprio dibattito che apre prospettive di valutazione sempre molto creative e interessanti. Infine, si dà vita a un processo di valutazione personale e co-valutazionem per chi partecipa attivamente alla verifica dei propri risultati, valutando il raggiungimento o meno degli obiettivi prefissati in partenza.

 

 

Nuove metodologie per destare continuo interesse nelle scuole

 

Questa nuova metodologia "per esperienza" presenta molti vantaggi dal punto di vista della comunicazione, avvicinando il mondo delle nuove generazioni, sempre più digitalizzato, a quello della classe docente e dando vita a classi infrastrutturate dove emergono sistemi di e-learning che si fondano su metodi virtuali di insegnamento e apprendimento. La Virtual Learning Environment, ossia la piattaforma utilizzata dalla scuola per comunicare il materiale didattico, diventa una vera e propria classe digitale dove la classe può interagire.

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