Cos'è la Comunicazione Aumentativa Alternativa e come implementarla a scuola

24 agosto 2022 7 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Nella vita di relazione la comunicazione svolge un ruolo primario, consente di esprimere se stessi, di portare alla luce la propria personalità e un mondo interiore dove risiedono pensieri, paure e attitudini. Nella scuola, in particolare, la comunicazione riveste un posto centrale perché rappresenta il punto di incontro tra lo studente, i docenti e il resto della classe.

 

Questo significa che in presenza di problemi di comunicazione verbale, la Scuola deve farsi carico delle difficoltà dell’alunno elaborando strategie concertate con gli esperti e la famiglia, per iniziare un percorso adeguato alle necessità del minore. Parliamo di una serie di disagi che emergono con disabilità cognitive, motorie e del linguaggio di diverso livello, che prendono il nome di Bisogni Cognitivi Complessi (BCC) e che vanno trattati in modo individualizzato per migliorare lo sviluppo sociale, comunicativo e cognitivo, utilizzando la Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA).

 

L’esperienza degli ultimi anni ci ha insegnato che l’approccio clinico della Comunicazione Aumentativa e Alternativa può sortire risultati molto positivi perché mira a sviluppare canali di comunicazione alternativi rispetto a quello orale, in persone che presentano disturbi dello spettro autistico, disabilità intellettive, aprassia del linguaggio e late talkers. In tali casi si rivela fondamentale lo sviluppo di strumenti, strategie e tecniche da implementare sia a scuola che a casa per vedere rapidi miglioramenti, con l’intento di favorire la nascita di legami con il gruppo e di un processo di inclusione reale all’interno della classe.

 

Per aiutare l’alunno in difficoltà, in questi casi, è molto utile stabilire gli obiettivi da raggiungere, gli strumenti che si intendono utilizzare e le funzionalità da stimolare e convogliare correttamente, attraverso percorsi specifici e ben strutturati.

 

 

Comunicazione Aumentativa Alternativa: strategia e non semplice tecnica

Definire la Comunicazione Aumentativa Alternativa una semplice tecnica potrebbe indurre in errore genitori e corpo docente, dal momento che non si tratta di applicare un protocollo preconfezionato e sterile ma di elaborare strategie personali e specifiche per una determinata condizione di disagio che colpisce la sfera del linguaggio verbale.

Come la definisce la Dott.ssa Aurelia Rivarola, presidente e responsabile clinico-scientifica del Centro Benedetta D’Intino, la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CCA) è "un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie atte a semplificare e incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà a usare i più comuni canali comunicativi, ossia quello orale e quello scritto." Dunque si tratta di un approccio aumentativo perché non sostituisce, bensì aumenta, implementa e sostiene le capacità comunicative naturali della persona con disabilità comunicativa.

In questa direzione, il corpo docenti ha un ruolo primario che richiede competenze adeguate e grande disponibilità a predisporre strumenti alternativi da utilizzare in ambiti diversi con la finalità di potenziare la comunicazione verbale. Le strategie maggiormente utilizzate hanno ad oggetto programmi che prevedono un approccio alternativo di scrittura in immagini e simboli. Un percorso che mira ad aumentare la voglia di comunicare lavorando sul desiderio di interagire, sull’individuazione dell’oggetto della comunicazione e infine sulla concreta possibilità di esprimersi.

 

Questo significa strategia: partire dalla creazione di basi concrete che consentono di sviluppare competenze comunicative per offrire, successivamente, gli strumenti per farlo. Proprio per questo si parla di strategie individuali da elaborare e non di un approccio standard che potrebbe ottenere risultati eccellenti su un alunno e poco incoraggianti su di un altro. Lo sviluppo delle abilità comunicative mira soprattutto alla nascita di occasioni di comunicazione che deve avvenire a seconda della situazione personale e degli interessi del singolo.

 

 

Comunicazione Aumentativa Alternativa: potenziare e valorizzare il linguaggio verbale senza sostituirlo

Durante un’intervista alla dottoressa Giorgia Terry Sbernini, esperta educatrice di CAA e dei processi di apprendimento, la stessa ha tenuto a sottolineare due importanti punti della questione: il primo riguarda il metodo e il secondo il suo ambito di applicazione. La Comunicazione Aumentativa Alternativa non deve avere a oggetto l’insegnamento di metodi alternativi del linguaggio verbale per sostituire quelli convenzionali, ma affiancarli per potenziarne il linguaggio. Studiando tale approccio, infatti, emerge la finalità del sistema di comunicazione per immagini e stimoli, che è quella di spronare e accompagnare il modo di esprimersi oralmente senza accantonare la comunicazione standard.

 

Lo vediamo durante le sedute quando il "partner comunicativo" recita a voce alta l’immagine scandendo bene le parole, dando vita allo stimolo orale "in entrata" che accompagna, ove possibile, la ripetizione della parola, che rappresenta la produzione "in uscita" del vocabolo. Un approccio utile alle persone che hanno difficoltà a comunicare ed esprimersi nei classici canali, orale e scrittura, ma anche per particolari contesti scolastici e in generale per l’educazione. Con l’utilizzo della Comunicazione Aumentativa Alternativa è emersa la validità del metodo, che impiega non solo un modo di esprimersi verbale ma anche simbolico, aiutando sia gli alunni con disabilità che l’intero gruppo classe.

 

La psicologia riconosce il sistema dei simboli come uno degli approcci comunicativi più immediati e validi per molte fasce di età, consentendo all’insegnante di mantenere la classe al medesimo passo, nonostante le inevitabili differenze. Nella quotidianità della vita scolastica, la CAA garantisce l’inclusione dei soggetti colpiti da varie forme di disabilità ma aiuta anche lo studente straniero che non ha ancora dimestichezza con la lingua italiana, il ragazzo con problemi di apprendimento e ha un percorso di apprendimento più lento. Non da ultimo, tale approccio viene impiegato anche per gli alunni con ADHD definito anche deficit di attenzione.

 

Il grande vantaggio risiede nella capacità di mantenere il livello di attenzione per un tempo maggiore e ciò grazie all’uso di un linguaggio fatto di simboli, tabelle di comunicazione e immagini presenti in programmi informatici ad hoc o libri specifici per questo sistema: un modo per favorire l’inclusione non solo nella fase ludica ma anche in quella didattica e che crea condivisione e interesse per tutta la classe.

 

 

I passi avanti nella scuola italiana e i progetti di inclusione per il futuro

Rispetto a un decennio fa, la Scuola italiana ha fatto passi da gigante, offrendo spazi fisici e virtuali molto più ampi all’approccio CAA. Oggi, infatti, si è finalmente compreso il valore dell’inclusione e l’importanza di fare uno sforzo continuo e sempre maggiore per aprirsi a tutti gli alunni, senza lasciare nessuno indietro.

Per approfondimenti sulla didattica inclusiva, ti consigliamo di leggere questo articolo: “I pilastri della didattica inclusiva”.

 

Il problema che si incontra oggi nelle aule di tutte le nostre regioni non è più di ordine ideologico, dunque, ma di natura pratica: nelle classi mancano ancora libri specifici per questo tipo di lezioni e non vengono predisposte le risorse sufficienti per poter fare acquisti in tal senso. Una difficoltà logistica ed economica che non deve, però, fermare il percorso intrapreso perché l’assenza di un libro non può rallentare l’inclusione e la partecipazione di un alunno alle normali lezioni scolastiche.

 

Assenza di strumenti non significa impossibilità di relazionarsi, come afferma la dottoressa Sbernini, ogni occasione è adatta a comunicare con simboli e immagini per favorire la partecipazione di ogni studente alle lezioni, trasformandola in una didattica efficace, inclusiva e innovativa.

 

In questa direzione, l’attività di sostegno dei docenti non può essere esclusiva ma necessita di una stretta collaborazione da parte delle famiglie, che devono creare un ambiente comunicativo ad hoc. Come indicato nel "Modello Family Centered" elaborato nel 2004 da Rosenbaum, la famiglia svolge un ruolo centrale perché più di tutti conosce i bisogni della persona e li comprende. Non può diventare semplice spettatore ma deve collaborare con gli specialisti del settore coadiuvandoli nelle diverse attività, per dare vita a un rapporto di reciproco scambio e di intensa collaborazione anche se con compiti e mansioni differenti.

 

Si innesta così una problematica connessa alla Comunicazione Aumentativa Alternativa e che riguarda i tempi ridotti che le vengono offerti per lo svolgimento del programma: il nodo da sciogliere, dunque, riguarda l’implementazione del sistema a scuola che non può limitarsi a poche ore al giorno.

Come fare dunque?

Prendendo spunto da alcuni paesi esteri che hanno messo al centro della didattica il problema degli alunni con disabilità comunicative, è necessario ampliare l’utilizzo dell’approccio CAA anche alle altre attività scolastiche, sebbene non didattiche in senso stretto. Parliamo delle ore di informatica, di quelle dedicate all’educazione fisica o alle altre ore di laboratorio, comprese quelle extrascolastiche: momenti preziosi dove realizzare una vera e propria inclusione favorendo l’autonomia, la comprensione reciproca e un clima di condivisione tra alunni stranieri, con disabilità fisica e problemi di comunicazione.

 

Per farlo, è necessaria una programmazione precisa che tenga conto degli strumenti a disposizione, sia cartacei che elettronici, si faccia carico delle spese da sostenere e abbia a cuore solo la crescita umana e culturale delle nuove generazioni.

 

 

 

La Comunicazione Aumentativa Alternativa in breve

Cos'è la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)?

Come la definisce la Dott.ssa Aurelia Rivarola, presidente e responsabile clinico-scientifica del Centro Benedetta D’Intino, la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CCA) è "un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie atte a semplificare e incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà a usare i più comuni canali comunicativi, ossia quello orale e quello scritto."

 

Quando si usa la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)?

La CAA si utilizza per comunicare con persone con Bisogni Comunicativi Complessi, ossia quegli utenti in età pediatrica e adulta che, per le più svariate condizioni congenite, permanenti o temporanee, presentano una disabilità a livello comunicativo-relazionale. L’obiettivo è quello di creare una reale opportunità di comunicazione e coinvolgere la persona con BCC in tutto il suo ambiente di vita.

 

Come funziona la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)?

La CAA consiste in un insieme di strategie e di strumenti che vengono costruiti sui bisogni comunicativi dell’utente a secondo del contesto, del contenuto da veicolare e dei partner comunicativi. Le strategie possono essere:

  • unaided (non assistite), ossia qualsiasi strategia in cui non è prevista la presenza di strumenti esterni per comunicare. Tra queste le modalità comunicative proprie dell’individuo stesso: componente vocale, componente non verbale e residuo verbale
  • aided (assistita), ossia il ricorso a strategie comunicative e sistemi aggiuntivi come simboli, tabelle o speciali ausili di comunicazione

 

Quali sono gli strumenti della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)?

Gli strumenti della CAA sono molteplici e si dividono in base al livello di complessità e di tecnologia in:

  • strumenti a bassa tecnologia, come il vocabolario dei gesti, il quaderno dei resti, il passaporto comunicativo, l’agenda visiva, le strisce visive, l’etichettatura ambientale, …
  • strumenti a media tecnologia, come i VOCA’s
  • strumenti ad alta tecnologia, tra cui i dispositivi informatici high tech

 

Cosa sono i simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)?

I simboli sono elementi grafici che stanno per o rappresentano qualcos’altro, il referente, e dunque vengono utilizzati per raffigurare visivamente quello che l’utente con BCC intende dire. I simboli non sono tutti uguali ma vengono classificati in base alle loro caratteristiche e raggruppati in set simbolici.