Le metodologie didattiche più diffuse nelle scuole italiane: una survey tra docenti e dirigenti

13 novembre 2025 3 minuti
NEWS

L’innovazione didattica è oggi al centro del dibattito educativo. Dopo anni in cui la lezione frontale è stata il modello dominante, sempre più scuole italiane stanno esplorando approcci che mettano al centro la partecipazione attiva di studentesse e studenti. Ma quanto queste metodologie sono davvero diffuse nella pratica quotidiana? E quali sono le più adottate? 


A queste domande abbiamo provato a rispondere con una recente indagine effettuata su un campione di 400 docenti e 9 Dirigenti Scolastici di tutta Italia, condotta da La Fabbrica S.r.l. Società Benefit, che offre un quadro rappresentativo delle scelte metodologiche più diffuse e della percezione del cambiamento didattico.

 

 

Le metodologie più adottate: tra tradizione e innovazione


In un campione composto al 97% da docenti delle scuole statali, di cui oltre la metà insegna nelle scuole primarie, la lezione frontale rimane ancora oggi la metodologia più utilizzata, con il 91% delle preferenze tra i docenti, dato di fatto confermato dal 67% dei dirigenti. Tuttavia, accanto al metodo tradizionale emerge un crescente interesse verso la didattica attiva, che promuove approcci più dinamici e coinvolgenti.


Tra le metodologie maggiormente adottate troviamo la didattica laboratoriale (75%), che consente di apprendere attraverso l’esperienza diretta, e l’apprendimento cooperativo (70%), che promuove la collaborazione tra pari e incentiva lo sviluppo delle competenze sociali. Seguono la didattica per competenze (37%), lo storytelling e digital storytelling (35%), la flipped classroom (34%), il role playing (30%) e la gamification (26%), scelte ormai consolidate per favorire la partecipazione attiva e la creatività.


Metodologie più strutturate come il Project Based Learning (17%) e l’Inquiry Based Learning (10%) risultano invece ancora poco diffuse, probabilmente per la maggiore complessità organizzativa che comportano. Il Service Learning e altre opzioni più sperimentali rappresentano soltanto il 5% delle risposte.

 

 

Project Based Learning: interesse crescente ma applicazione limitata


Un focus particolare dell’indagine è stato dedicato al Project Based Learning (PBL), una metodologia che si fonda sulla realizzazione di progetti concreti e interdisciplinari per sviluppare competenze trasversali.


Alla domanda “Lei personalmente adotta o ha adottato il Project Based Learning nella sua azione didattica?”, il 36% dei docenti ha risposto di utilizzarlo in modo sporadico, il 30% di applicarlo regolarmente, mentre il 34% dichiara di non averlo mai adottato. Ciò significa che quasi due terzi del campione hanno comunque sperimentato, almeno in parte, questa metodologia, segno della conferma di un interesse crescente verso forme di apprendimento attivo in maniera pressoché omogenea tra i docenti dei vari gradi scolastici.


A questo interesse non corrisponde ancora un'applicazione diffusa: solo il 15% degli insegnanti afferma infatti che il PBL sia effettivamente affermato all’interno del proprio istituto, mentre il 48% dichiara che è adottato solo da alcuni docenti e il 37% che non è ancora diffuso. Questi dati evidenziano una distanza tra la sperimentazione individuale e l’adozione sistemica, spesso legata alla mancanza di strumenti strutturati, formazione specifica o coordinamento a livello di istituto.

 

 

La prospettiva dei dirigenti: apertura ma prudenza


Il punto di vista dei dirigenti scolastici, pur rilevato su un campione ridotto, offre un interessante elemento di confronto. Anche per loro la lezione frontale (67%) e la didattica laboratoriale (56%) restano le metodologie più frequenti nelle scuole dirette, seguite da cooperative e collaborative learning, flipped classroom e debate.


Nessuno dei dirigenti intervistati ha indicato il Project Based Learning tra le metodologie principali adottate nel proprio istituto. Tuttavia, il 78% si dichiara favorevole all’idea di utilizzare piattaforme o strumenti che ne facilitino l’implementazione.

 

 

Verso una didattica più attiva: la richiesta di strumenti digitali


Il desiderio di innovazione emerge con chiarezza nelle risposte dei docenti. Ben il 97% si dichiara interessato o molto interessato a utilizzare una piattaforma digitale che supporti le metodologie attive di apprendimento, con un focus sul Project Based Learning. Il 50% lo esprime con un “sicuramente sì” e il 47%probabilmente sì”, mentre solo una minima parte (3%) esprime dubbi e quasi nessuno si dichiara contrario. 


Questi dati evidenziano un forte potenziale di sviluppo: il mondo della scuola appare pronto a sperimentare strumenti che rendano più semplice e accessibile la didattica per progetti, a condizione che siano intuitivi, personalizzabili e integrabili nei percorsi curricolari.

 

 

La scuola italiana tra tradizione e futuro


Dall’indagine emerge un quadro complesso, ma promettente. La lezione frontale resta ancora il punto di riferimento per la maggioranza dei docenti, ma cresce in modo significativo l’adozione di metodologie attive che valorizzano la partecipazione e la cooperazione di studenti e studentesse.


Il Project Based Learning si configura come una delle strade più promettenti per innovare la didattica, ma richiede un cambiamento organizzativo e culturale che coinvolga tutto l’istituto. Il fatto che oltre la maggioranza dei docenti e dei dirigenti si dichiari favorevole a strumenti digitali di supporto indica che la scuola italiana è pronta per un salto di qualità: dall’insegnamento trasmissivo a un apprendimento esperienziale, dove studentesse e studenti diventano protagonisti e il digitale diventa leva di innovazione e inclusione.
 

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