BES: cosa sono i bisogni educativi speciali e quali tipologie esistono

25 agosto 2022 5 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

I ragazzi che hanno Bisogni Educativi Speciali sono quegli alunni che richiedono un’attenzione particolare durante le lezioni in classe, sia per problematiche temporanee, sia per difficoltà permanenti documentate da un medico specialistico che per disturbi generici non rientranti in specifiche patologie.

Conoscere il tema dei Bisogni Educativi Speciali è dunque fondamentale per promuovere in classe una didattica inclusiva.

 

La Direttiva Ministeriale del 2012 e la divisione in macro aree

Sebbene riguardino una realtà molto antica e frequente in Italia, il Governo ha introdotto una normativa specifica solo nel 2012 con la Direttiva Ministeriale, meglio conosciuta con il nome di Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e Organizzazione Territoriale per l’Inclusione Scolastica. Prima di questa data, infatti, l’apprendimento poteva essere personalizzato solo ai sensi della legge 104/92, indirizzata ai bambini con una disabilità accertata o nei casi ricadenti nella legge 170/2010, cioè con DSA certificata. Per tutte le restanti categorie di alunni non poteva essere applicato alcun programma specifico, con la conseguenza che molti bambini con difficoltà poco evidenti venivano lasciati a loro stessi. La normativa BES, invece, contempla anche l’introduzione di misure dispensative e compensative per quegli alunni che non rientrano nelle categorie sopracitate ma che presentano comunque problemi di apprendimento, offrendo un valido aiuto ai giovani che presentano qualsiasi tipo di problema cognitivo, anche se non riconiosciuto dalla scienza come una vera e propria patologia. Secondo la Direttiva Ministeriale del 2012, sono state individuate tre macro aree che riguardano i Bisogni Educativi Speciali, e sono:

 

DES (Disturbi Evolutivi Specifici)

Rientrano in questa categoria gli alunni che hanno problemi di disortografia, dislessia, discalculia e disgrafia, oltre all’ADHD, come l'iperattività e il deficit di attenzione quando vengono riconosciuti da specialisti privati o dal Servizio Sanitario Nazionale. Bisogna precisare che quando la scuola riceve una specifica diagnosi, è tenuta a elaborare un PDP (Piano Didattico Personalizzato) senza la necessità di assegnare un insegnante di sostegno.

 

Disabilità cognitive e motorie

Si tratta di problematiche che richiedono specifica diagnosi da parte di medici specialisti privati o dal Servizio Sanitario Nazionale e per gli alunni che ne soffrono è prevista l’assegnazione di un’insegnante di sostegno combinata all'elaborazione di un PEI (Piano Educativo Individualizzato).

 

Disturbi che derivano da condizioni socio-economiche, culturali o linguistiche

La Direttiva Ministeriale del 2012, infine, riconosce i disturbi che derivano da condizioni socio-economiche, culturali o linguistiche che causano difficoltà relazionali, comportamentali e problemi di integrazione con la cultura italiana. Tali criticità, come vedremo, possono essere segnalate dalla scuola che si accorge del deficit di apprendimento durante le ore di lezione o dai servizi sociali. Inoltre, per questi disturbi non è prevista l’assegnazione di un’insegnante di sostegno ma solo l’elaborazione da parte della scuola di un PDP (Piano Didattico Personalizzato) che aiuta l'alunno con difficoltà a integrarsi con la classe, limitando le differenze più evidenti e i problemi di isolamento che ne derivano.

 

Diverso da questi primi tre tipi di disturbi è il DAA, meglio conosciuto come Disturbo Aspecifico dell’Apprendimento, che rivela l’esistenza di problemi di apprendimento connesse a:

  • una riduzione delle capacità cognitive di diverso grado, connesse a problemi di apprendimento che si manifestano talvolta nell’autismo;
  • patologie di diversa natura (organiche, neurologiche o sensoriali) o sindromi di origine genetica come la sindrome X-Fragile, la sindrome di Down, la sindrome di Williams o, infine, altri disturbi psicologici non identificati con specifiche denominazioni.

In questa categoria rientrano anche gli alunni plusdotati o con un potenziale cognitivo alto. Bambini, cioè, che hanno curiosità e capacità di apprendimento più sviluppate rispetto alla media generale, e che necessitano pertanto di una personalizzazione del percorso didattico per poter essere stimolati nel modo giusto e incanalati verso risultati produttivi. I ragazzi plusdotati, infatti, spesso non sono capiti e finiscono per essere isolati ed emarginati, vivendo situazioni di profondo disagio psicologico e sociale. Anche questo tipo di difficoltà può essere rilevato dalla scuola o dai servizi sociali che evidenziano le difficoltà e le trasformano in un Piano Didattico Personalizzato.

 

BES: come rispondere per favorire l’inclusività nel gruppo classe

I BES vanno considerati come limiti vissuti dall’alunno che causano condizioni di svantaggio limitative dell’apprendimento e di una serena vita scolastica. Per questo quando i genitori o i docenti si accorgono dell’esistenza di una difficoltà, possono chiedere immediato supporto alla scuola che deve intervenire in modo tempestivo e adeguato. Spesso la diagnosi arriva tardi a causa delle classi troppo numerose che impediscono un’analisi attenta da parte del corpo docente, ma anche per la disattenzione delle famiglie, che confondono tali problematiche con svogliatezza e pigrizia. Purtroppo, invece, un alunno con Bisogni Educativi Specifici vive un effettivo limite che non riesce a individuare, per questo è opportuno aiutarlo facendogli seguire un processo di apprendimento personalizzato che lo renda il vero protagonista della sua vita. Didattica adeguata, attenzione ai bisogni specifici, diagnosi rapida per elaborare un programma personalizzato e un atteggiamento non stigmatizzante da parte di insegnanti, amici e familiari: questi sono i punti cardine a cui deve fare riferimento ogni docente, sensibilizzando anche la classe e i genitori.

L’adozione di un percorso personalizzato, inoltre, consente di raggiungere obiettivi individuali per ciascuno studente in vista delle sue caratteristiche, delle potenzialità e dei limiti che produce la situazione in cui si trova. Questo percorso servirà a fargli raggiungere quel successo sperato senza mortificarlo o fargli pesare la sua condizione. Il PDP, infatti, ha la specifica funzione di permettere al bambino di acquisire il programma in modo ottimale godendo di un apprendimento individuale, attraverso misure dispensative o compensative.

Ma cosa si intende con questi termini e quando possono essere introdotte?

  • Le misure dispensative vengono applicate agli alunni che presentano BES, consentendo loro di essere esonerati o dispensati da quelle attività che non sono collegate al raggiungimento degli obiettivi prefissati o per quelle azioni particolarmente difficili per la loro condizione.
  • Le misure compensative, invece, sopperiscono, compensano o sostituiscono quelle funzioni inadatte e deficitarie superando gli ostacoli che la patologia ha causato. Un esempio fra tutti è l’autorizzazione all’utilizzo della calcolatrice in classe nel caso di difficoltà a eseguire i calcoli. Molti docenti valutano in modo estremamente positivo il PDP perché permette ai ragazzi di prendere coscienza delle proprie possibilità, migliorando anche altre sfere della propria vita.

 

Qual è la differenza tra BES e DSA e quali strumenti tecnologici possono essere utilizzati

I non addetti ai lavori potrebbero confondere i Disturbi Specifici dell’Apprendimento con i casi di DSA. Come specificato, i ragazzi con BES possono soffrire di disturbi legati alla comprensione del testo o della lettura (dislessia), problemi nell’uso e nell’acquisizione di regole ortografiche (disortografia), disturbo nello svolgimento dell’attività grafica (disgrafia) e delle abilità matematiche (discalculia) ed è importante sapere che coloro che soffrono di DSA sono sempre BES, mentre non tutti i bambini con BES soffrono anche di DSA perché di matrice diversa. Inoltre, mentre un BES non richiede obbligatoriamente una diagnosi per prendere provvedimenti, un DSA necessita del certificato emesso dall’ASL di riferimento: la scuola, nel caso di DSA non ha alcuna discrezionalità nell’adozione di una didattica personalizzata poiché vi è obbligata, diversamente dai casi di BES. Un'importante differenza da sottolineare riguarda la validità nel tempo del PDP, che nel caso di BES copre un solo anno scolastico mentre negli alunni con DSA ha una durata pluriennale. Per far fronte alle difficoltà di questi alunni, molte scuole utilizzano alcuni strumenti tecnologici che supportano le specifiche deficienze: parliamo di software, hardware e strumenti fisici che abilitano il giovane ad eseguire esercizi e attività che altrimenti non riuscirebbero a svolgere, sia a casa che a scuola. Un escamotage che consente agli alunni di sentirsi a proprio agio con i compagni e i docenti: uno strumento di inclusività valido ed efficace che asseconda lo studente nelle sue abilità o disabilità, senza mettere in evidenza le difficoltà ma puntando sulla totale integrazione.

 

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